15 aprile 1923 | |
7 | CHENARD & WALCKER (#12) - BODENDIK (BODENIK ?) |
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rit | STEYR II(#19) - HERMANN RUTZLER |
FIAT 501 (#3) - EMILIO MILIO | |
La corsa ripete alla vigilia gli stessi temi dell'anno precedente. Il vincitore morale della corsa fu certo Antonio Ascari che ripeté con meno fortuna un'esperienza quasi uguale a quella di Boillot nel 1919. Giunto al bivio di Cerda (a poche centinaia di metri dal traguardo) la macchina gli si bloccò; fu vano l'affannarsi assieme al meccanico, la macchina non partiva. Ecco però accorrere i meccanici dai box dell'Alfa, la vettura riparte e taglia il traguardo con quattro uomini sopra; i giudici fanno segno che non ammetteranno un simile arrivo : Ascari monta in macchina, vi caccia su per il bavero,, non trovando il meccanico, il solito spettatore curioso, torna a marcia indietro al bivio, riparte e taglia per la seconda volta. Era troppo tardi; SIVOCCI, su un'altra Alfa, aveva recuperato nel frattempo tutto lo svantaggio e vinceva. Terzo era il veterano della Targa MINOIA sull'austriaca STEYR, quarto Masetti su Alfa Romeo; ritirati per noie meccaniche Campari, Ferrari e Maserati. |
Mancano poche centinaia di metri al traguardo, l'Alfa di Antonio Ascari si blocca, Ramponi ed altri meccanici si affannano a tagliare il traguardo, ma sono in quattro ! occorre ripetere ... | |
... ma non c' tempo giunge come un falco Ugo SIVOCCI che sempre su Alfa riesce a recuperare lo svantaggio a poche centinaia di metri dal traguardo, cogliendo un successo insperato. | |
L'Alfa Romeo RL Targa Florio un sei cilindri da 1994 cc. 83 cv da notare sulla parte anteriore del cofano il motivo del quadrifoglio che diventerà il simbolo della sportività dell'Alfa Romeo.
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La squadra dell'Alfa Romeo da sinistra Enzo Ferrari, l'ingegner Rimini, la Baronessa Maria Antonietta Avanzo, Antonio Ascari e Ugo SIVOCCI il vincitore | |
Ottimo 6^ posto assoluto per la FIAT 501 di GIUSEPPE DE SETA | |
La STEYR 11 di SIERCKE non riuscirà a partire. Forse le ustioni alle mani del meccanico che si regge sul tubo di scappamento ? | |
La durezza del perscorso. |
Da RAPIDITAS: INCENDIO DELLE TRIBUNE Nella notte del 1° Ottobre 1923 un furioso incendio, impadronendosi del "villaggio" dell'Automobile Club di Sicilia a Cerda, divorava in brevi ore la maggior parte dei fabbricati. Aiutate da un vento persistente e favorite dal fatto della lontananza dei caseggiati da ogni centro abitato, le fiamme poterono compiere quasi interamente la loro opera di distruzione. Il guardiano addetto alla sorveglianza ed un piccolo gruppo di operai che procedevano ad alcune opere di ampliamento dei fabbricati, cercarono di difendere le costruzioni e le ricche suppellettili con i mezzi a disposizione: la scarsità d'acqua e la lontananza dalla Stazione ferroviaria furono complici del fuoco e del vento. All'alba uno spettacolo di desolante rovina si presentò agli occhi dei Signori dell'Automobile Club, giunti sul posto appena avvertiti per telegrafo: il fabbricato delle Tribune coperte completamente distrutto, crollato il tetto pittoresco in mattoni, crollate le due torricelle caratteristiche, lesionati i muri vicini della Tribuna dei Soci e di quella della Stampa. Il danno materiale era ancora più grave per la completa distruzione di tutta la suppellettile varia che normalmente era conservata nell'interno delle Tribune stesse. Ivi infatti erano ammassati tavoli, sgabelli, strumenti di segnalazione, il ricchissimo e sontuoso quadro dei tempi, i mobili per le cabine dei Commissari e tutto un vastissimo arredamento di bandiere, festoni e stoffe: lutto quel complesso di gaiezza che fa tanto pittoresco il "villaggio di Cerda" nelle riunioni internazionali. ... Le lapidi che portavano incisi a caratteri d'oro i nomi dei gloriosi piloti, avvicendarsi dal 1905 ad oggi nel possesso dei ricchi premi dell'A. C S. completamente incenerite dal calore infernale erano sparite: doloroso segno della furia degli elementi e melanconica traccia di un passato glorioso di vita sportiva. Vincenzo Florio, che trovavasi assente, a Parigi, fu avvertito per telegramma : rispose laconicamente che lutto si sarebbe rifatto e meglio e nel minor tempo possibile. I fatti tennero dietro al programma, così tacitamente espresso: non a torto il motto dell'Automobile Club di Sicilia può compendiarsi nel classico “Acta non verba”. Il ritmo dell'interesse internazionale incalzava verso il successo grandioso della 15" Targa e della 6" Coppa Florio: a tanta attesa occorreva corrispondere con l'interesse sportivo della riunione e cori la degna cornice dei locali per il pubblico e per i servizi. La decisa volontà dell'A. C. S. creò dalla rovina tutto un nuovo fasto di costruzioni. Ove aveva regnato il legname, la calce e le tegole, entrò, sovrano prepotente, il cemento armato ; ove ogni ingrandimento sembrava costretto dalle antiche costruzioni la furia del fuoco aveva aperto il campo ad ogni trasformazione. La Tribuna coperta costruita in cemento armato ebbe per tetto una grandiosa gradinata, sormontata da una snella tettoia di variopinte tende: sui gradini sfolgorò il pubblico nella giornata del 27 Aprile 1924. La costruzione adibita a Tribuna per i Soci cambiò fisionomia • e carattere: sali fino alle vette d'una torre di osservazione: al pianterreno funzionò il Restaurant: sopra trillarono nervosi i telegrafi e i telefoni e scricchiolò nervosa la penna febbrile dei giornalisti : al piano superiore si installò la attività oculata dei Commissari di Corsa; un altro piano fu destinato ai ragguardevoli personaggi del pubblico e infine, sulla terrazza che culminava la torre funzionò la segnalazione semaforica delle vetture che scendevano dalla collina di Bonfornello; dall'altro lato la vecchia Tribuna della Stampa si mutò in "boxes". Tutto ciò mutava faccia al vecchio fabbricato: ma le trasformazioni e gli ampliamenti non si fermarono qui. La scarpata del quadro dei tempi fu attaccata, demolita, plasmata: Sorsero tre gradini per il pubblico: il Quadro dei Tempi salì ad una altezza imprevista e fu tutto di ferro, con caselle per 60 corridori, con una sua pittoresca capanna di servizio che si protese sulla strada, vivace di colore e di linea, come una sentinella avanzata : e, per permettere a! pubblico di recarsi alla Tribuna coperta una passerella di ferro scavalcò la strada e si riallacciò ai vecchi fabbricati. Ma il cemento armato si impadronì ancora d'un altro importante ramo dell'attività di corsa. Anche i vecchi rifornimenti nelle capannucce dì legno, distrutte dal fuoco, furono sostituiti da una snella costruzione su pilastri in cemento: e sopra una lunga terrazza accolse il pubblico che si aggirava dalle tribune sulla passerella, di qui per il quadro dei tempi e, dalle rampe erbose, dietro la Torre di Osservazione, si inerpicava fino alle terrazze sui rifornimenti nel momento che, febbrile, l'opera dei corridori aveva una sosta più veloce d'ogni inseguimento. Tutte queste opere sorsero in poca più di due mesi : miracolo di volontà e di attività di dirigenti, costruttori e operai. E nessuna fantasia di scrittore potrà mai ridire la stupefatta, compiacente meraviglia che prese il foltissimo stuolo di spettatori allorché, il mattino del 27 Aprile 1924, al vento tormentante che si abbatteva sulle nuove costruzioni di Cerda, rispondeva il garrire variopinto e luminoso delle mille bandiere multicolori e delle fronde verdi alternate all'oro dei frutti di limone e l'ansito tumultuoso della grande tenda sulle gradinate che palpitava come di una nuova vita dì vittoriosa volontà. |