Pietro Lo Piccolo 29-11-2007 - La scomparsa di un pilota che ha fatto la storia dell'automobilismo siciliano
Qualche giorno fa, all'età di 75 anni, ci ha lasciati Pietro Lo Piccolo, uno tra i piloti che hanno davvero fatto la storia dell'automobilismo siciliano. Palermitano verace, Lo Piccolo fu per decenni proprietario nella sua città di un rinomato panificio avente sede in Corso Calatafimi, che gli permise di gareggiare ad alti livelli senza grosse difficoltà economiche. Iniziò con le moto, disputando negli anni della sua gioventù molte gare e dimostrando un grande talento anche su due ruote, finché, desideroso di provare altro, acquistò un kart col quale si dilettava a girare su un circuito piuttosto improvvisato, tutt'altro che regolamentare, dalle parti dell'aeroporto di Boccadifalco. Con tale mezzo, spinto da un amico esperto in materia, che rilevò con stupore come spesso il neofita Lo Piccolo riusciva a girare più velocemente di tanti piloti che col kart ci disputavano gare vere, nel 1963 si decise ad intraprendere l'attività agonistica. Nel 1964 alla Trapani-Monte Erice vennero ammessi anche i kart (unica edizione della corsa trapanese in cui ciò avvenne) ed il palermitano decise di prendervi parte: approfittando della sua presenza alla salita trapanese, volle provare anche con le auto e si iscrisse pure alla gara automobilistica, partecipandovi con la Fiat 1500 rigorosamente stradale con la quale trasportava, sul portabagagli esterno collocato sul tetto, il suo kart quando si recava a correre (erano veramente altri tempi...). Quell'esordio rappresentò l'inizio di una carriera tanto rapida quanto eccezionale: già l'anno successivo il palermitano acquistò una vera auto da corsa, vale a dire un'Alfa Romeo Giulietta SZ e subito si mise in mostra con prestazioni di grande rilievo, battendo sistematicamente avversari che da anni correvano in macchina sia in Sicilia che fuori regione. Fedele all'Alfa Romeo, nel 1966 Lo Piccolo passò ad una più performante Giulia TZ 1600, auto che lo lanciò definitivamente, facendolo conoscere come uno tra i più veloci piloti italiani di vetture da competizione, sia in salita che in pista. Nel 1968 esordì con l'auto che più di tutte resterà legata al suo nome, una splendida Ferrari Dino rossa fiammante, acquistata direttamente a Maranello e con questa meravigliosa vettura correrà assiduamente per tre stagioni, conquistando ben 18 successi assoluti nelle cronoscalate di tutt'Italia, oltre a molte vittorie negli autodromi nazionali, tant'è che nel 1970 il fortissimo "panettiere volante" si laureò Campione Italiano Assoluto nella categoria Sport Prototipi fino a 2000 cc., con la sua inseparabile Ferrari, che nel frattempo era stata aggiornata ed evoluta sia nella meccanica che nell'estetica, avendo adottato, non senza fatica nel convincere il "boss" Enzo Ferrari in persona, la carrozzeria della "mitica" 212 E (come si sa costruita in esemplare unico per le salite e vincitrice del C.E.M. 1969 con lo svizzero Peter Schetty). Dopo la vittoria del titolo nazionale, Lo Piccolo cominciò a diradare sempre più le sue presenze in corsa, disputando, quale ultima gara del periodo d'oro della sua carriera, la Targa Florio del 1973, al volante di un'AMS. Complessivamente sono state otto le edizioni della Targa Florio a cui Lo Piccolo prese parte ed in nessuna di esse il forte palermitano ebbe molta fortuna, tant'è che il suo principale rammarico era proprio questo, anche se quasi in tutte riuscì a vedere il traguardo, sia pure sempre con notevoli problemi meccanici o disavventure varie... Alla fine degli anni ''70 Lo Piccolo tornò in gara al volante di un'Opel Kadett GT/E gr. 1, con la quale disputò qualche salita ed alcuni rallies, navigato dal concittadino Antonello Imborgia (forte pilota tuttora in attività con le AUTOSTORICHE), il quale, anche per il forte carisma del personaggio, gli dava rispettosamente del "lei"... Pietro Lo Piccolo era uno che la velocità ed i motori li aveva nel sangue: egli infatti fu anche un provetto pilota di aerei, coi i quali si cimentò agonisticamente in varie gare, tra le quali alcune edizioni del famoso giro aereo di Sicilia. Da alcuni anni, ceduto il panificio, era diventato un tranquillo pensionato, che rispondeva sempre con piacere agli inviti a presenziare alle manifestazioni rievocative di vecchi piloti e seguiva le corse mediante la stampa e tramite internet, usando molto il proprio computer per comunicare con la sua unica figlia, molto nota negli ambienti scientifici internazionali in quanto ricercatrice universitaria e medico specializzato in oncologia pediatrica presso un prestigioso ospedale universitario degli U.S.A., Paese dove ovviamente vive ormai da tempo. Questa figlia, assieme alle tante citazioni delle gesta del Lo Piccolo pilota contenute in tanti libri sulle Ferrari, inevitabilmente era per il grande ex pilota motivo di grandissimo orgoglio e di rammarico per la lontananza, attenuata dai frequenti viaggi in America che egli faceva quando aveva voglia di andarla a trovare. Con Pietro Lo Piccolo scompare una "mitica" figura di uomo d'altri tempi (era veramente un gran signore nei modi di fare e nella sua intrinseca natura) ed un grande pilota che per le persone che, come chi scrive, hanno avuto l'onore di conoscerlo, rappresenta una figura di uomo e di sportivo davvero esemplare, il cui ricordo rimarrà assolutamente indelebile. |
Ma ecco quello che mi scrive il 14/5/2004 (allegandomi una foto): Per Aldo Lo Giudice- Notizie su Pietro Lo Piccolo-
Nel maggio del 1961 all’aero club di Boccadifalco ,molto disorganizzato,l’unica attività era il Giro aereo di Sicilia, presidente era il comandante Giuseppe Albanese,marito della contessa Giovanna Trigona , era da poco arrivato il comandante Gianni Bastiani, triestino,per organizzare la scuola di pilotaggio. Dopo le visite mediche, mi iscrissi al corso e nello stesso mese di maggio 61, conseguii il brevetto di 1° grado,con abilitazione al Piper Cub- e FL 54-. A Mondello Fossa del Gallo era stata aperta una pista per go-kart,molto frequentata dai palermitani. Comprai un go-kart Tecno con motore Saetta e mi sbizzarrivo con le gare organizzate all’interno. La mia mole non mi consentiva di competere con ragazzi molto leggeri ,così aggiunsi un altro motore per gareggiare nella classe 220cc.- Le cose cominciarono ad andar meglio. Il go-kart non richiedeva spese eccessive e le mie scarse possibilità economiche mi consentivano di poter accedere a questo sport che poi è diventato la pedana di lancio di molti piloti. Naturalmente,cercavo sempre di migliorare le mie prestazioni e approfittando dei molti amici ,la sera quando si chiudeva l’aeroporto al traffico,mi cimentavo in alcune prove di velocità nella pista dell’aeroporto. Facevo il km lanciato e provavo i tempi fatti con rapporti diversi e con posizioni aerodinamiche raggiungendo risultati per me strabilianti; ricordo il brivido della velocità a 180 all’ora su un gokart alto 8 cm da terra. Alla gara in salita Alcamo Monte Bonifato nel 1964 aggiunsero la categoria go-kart alla quale partecipai con un risultato che non ricordo. Mi trovai così di botto nell’ambiente delle gare automobilistiche- Avevo una vecchia 1500 FIAT dove caricavo il go-kart nel porta bagagli per i trasferimenti. Visto la novità dei go-kart nelle gare in salita e l’interesse del pubblico e dei piloti,anche alla Trapani monte Erice organizzarono la categoria go-kart valevole per il campionato italiano classe 200cc.- Il percorso della Erice era molto più lungo della Bonifato e col go-kart molto pericoloso da provare con circa 200 macchine lungo il percorso che provavano a velocità considerevole. Così decisi di iscrivermi anche con la Fiat 1500 ,nella categoria turismo 1600 -Era la categoria più affollata,con più di 25 concorrenti tutti su GIULIA quadrifoglio elaborate da vari meccanici siciliani ed una ventina elaborate Conrero,che era il migliore elaboratore italiano di Alfa-Romeo. Il mio obiettivo era quello di ben figurare nei go-kart,dove c’erano molti concorrenti venuti dal nord per il campionato italiano e tra questi alcuni sconosciuti che successivamente sono diventati famosi campioni di automobilismo . Mi sono classificato al secondo posto ,con mia grande sorpresa e soddisfazione. -La sera visto un folto gruppo di gente che leggeva le classifiche della gara ,mi ha colpito un elogio fatto nei miei riguardi,nessuno mi conosceva, Questo Lo Piccolo con 1500 fiat si è classificato 9° davanti a tante Giulia quadrifoglio Conrero ed ha battuto il record delle Fiat che avevano gareggiato negli anni precedenti. Io stesso non credevo ai miei occhi,la mia era una normalissima macchina,col cambio al volante ed avevo solo smontato il portabagagli. Alcuni amici,mi invogliarono a continuare e sempre con la 1500 fiat partecipai alla coppa Nissena. A Caltanissetta c’era caricata su un camion una Abarth 1000 sport rossa ; era del principe Marianello Spatafora Guitierrez ed un meccanico che conoscevo,Giovanni Valenti,mi disse che era in vendita . Allora la categoria 1000 sport era dominata da Ignazio Captano e Totò Calascibetta e Spatafora stanco di arrivare sempre terzo voleva disfarsene. Presi i contatti per acquistarla e restai meravigliato per la somma richiestami . Rientrava nelle mie possibilità economiche anche se nascevano i problemi delle spese per le gare. Acquistata la macchina,mi sono accorto che erano stati levati alcuni accessori,che costavano e che non potevo permettermi. Mi rivolsi al Valenti che mi presentò Angelo GILIBERTI, campione italiano 1300 sport su Simca ABARTH. GILIBERTI mi fece restituire i pezzi mancanti e si mise a disposizione per mettermi a punto la macchina. Con GILIBERTI e Totò SUTERA,siamo andati a provare la macchina a Monte Pellegrino,lato Valdesi,dove avevano alcuni riferimenti di prestazioni. La prova andò bene,solo dovevo prendere bene in mano la macchina. e poi restava il problema di avere in categoria CAPUANO che non aveva certo problemi economici e Calascibetta che era pilota ufficiale ABARTH. Nel marzo 65 c’era a Cagliari una gara in salita Corongiu - Campuomu dove Angelo GILIBERTI era stato invitato con viaggio e soggiorno a spese dell’organizzazione . Bastò una telefonata agli organizzatori,per ottenere le stesse condizioni per due sconosciuti , Lo Piccolo su ABARTH sport 1000 e SUTERA su Alfa Giulietta turismo..Arrivammo a Cagliari e subito siamo andati a provare il percorso. Una pattuglia di carabinieri,ci aveva avvisati che la zona era infestata di banditi latitanti e ci raccomandarono di rientrare prima del tramonto. Dopo una giornata di prove e messa a punto delle macchine, GILIBERTI era anche un esperto meccanico, abbiamo incontrato alcuni pastori,molto ospitali e gentili i quali ci hanno offerto di alloggiare in una villa del luogo loro ospiti. Abbiamo cenato e dormito splendidamente ospiti ,abbiamo saputo dopo, dei banditi sardi . L’indomani punzonature,verifiche tecniche e prove ufficiali. Alle prove ufficiali ma mia macchina è sbiellata,mentre in gara, GILIBERTI ha fuso il motore e SUTERA ha avuto un grave incidente alla macchina. I piloti di Cagliari,facevano capo ad un preparatore tale Battaini,ex meccanico di Conrero ed erano interessati all’acquisto delle nostre macchine rotte , così la mia ABARTH 1000 sport la cambiai alla pari con una Alfa Romeo Giulietta SZ -ormai non più competitive perché la categoria era dominata dalle ABARTH SIMCA e le Alpine Renault ,ma erano ancora valide per una Targa Florio non tanto per la potenza,quanto per la robustezza del motore. Per partecipare alla Targa occorreva,minimo la licenza di seconda categoria che si poteva acquisire con tre piazzamenti o facendo il corso di guida veloce all’autodromo di Vallelunga a Roma.Mi iscrissi alla Messina Colle san Rizzo dove non ho potuto partecipare perché mi sono presentato in ritardo alle verifiche tecniche. L’unica via d’uscita era quella di fare la scuola di Vallelunga. Così con l’aiuto di due miei fratelli e alcuni amici,andai al corso che durò 15 giorni. L’istruttore era il campione italiano di F3,Massimo Natili,al corso parteciparono circa 15 allievi : il corso è stato seguito dalla stampa,perché vi partecipava la figlia del pilota Luigi Musso scomparso in un incidente.. A fine corso,superati gli esami mi hanno dato la licenza di secondo grado,e potei iscrivermi alla Targa Florio con la Scuderia Pegaso. Il mio secondo era Totò SUTERA,che era rimasto senza macchina. In una settimana ho dovuto imparare tutto il percorso a me sconosciuto e grazie al barone Antonio Pucci,che mi prese a simpatia e mi portò a fare un paio di giri con lui insegnandomi alcuni piccoli segreti del percorso. Pucci era pilota ufficiale della Porche e in quell’anno vinse la Targa in coppia con Colin Davis,mentre GILIBERTI pilota ufficiale ABARTH ebbe un brutto incidente ala fine di BUONFORNELLO con l’incendio della macchina. Riportando gravi ustioni e fratture tali da non poter più correre. Alle verifiche tecniche ho sudate sette camice per essere ammesso in gara,ero uno sconosciuto e per loro ingombrante. Al mattino prima della partenza c’era la visita medica e messomi in coda a tutti i partecipanti,avevo davanti a me il campione del mondo Surtees. Per l’emozione avevo la pressione a 180 e mi hanno scartato,assieme a Surtes che l’aveva a 190, anche lui emozionato per la gara ed era il campione del mondo. I medici gli hanno consigliato di rimettersi in coda che la pressione sicuramente sarebbe scesa. Rifeci la fila dietro Surtees che è stato scartato nuovamente per la pressione alta, .mentre a me era scesa a 140 e sono stato così ammesso alla gara. Una volta partito,dimenticai tutte le emozioni dei principianti e badai molto a farmi superare dalle macchine potenti specialmente quelle ufficiali. Era uno spettacolo indescrivibile,vedere sui cigli della strada tanti spettatori calcolati in circa settecentomila. Cambiavamo guida ogni due giri ,classificandoci ventiseiesimi assoluti,niente male per la prima gara e che gara internazionale valevole per il campionato mondiale marche. Quel risultato mi esaltò ;continuai tutta la stagione con le stesse gomme partecipando a cinque gare in salita. Alla scuola di Vallelunga avevo conosciuto un pilota barese che correva con un Alfa TZ 1600 sport e l’aveva messa in vendita per 4 milioni. Non avevo i soldi,ma gli avevo detto che l’avrei comprata io. A settembre si disputò il 1° trofeo dei Jolly Hotels,organizzato dai fratelli Marzotto,che si svolgeva da Palermo a Trieste e consisteva in una serie di gare in salita e in pista. In Sicilia c’erano la Monte Pellegrino,il circuito di Siracusa – Pergusa e colle san Rizzo e via via salendo. Si svolgeva in 4 tappe con ricchi premi di tappa e di gara- Messa a punto la macchina, da GILIBERTI con alcuni accorgimenti,vista la lunghezza della gara. Lungo il percorso ci fu un ecatombe di macchine tutte le Ferrari ritirate,uniche a portare a termine la gara furono le Alfa Romeo,l’assoluto lo ha fatto Andrea De ADAMICH su Alfa TZ2 -io mi sono classificato 2°di categoria e 12° assoluto,riuscendo a vincere la somma occorrente per l’acquisto del TZ 1600. difatti da Trieste ho telefonato al mio amico barese che aveva la macchina a Bologna e fatto l’affare-così siamo ritornati a Palermo io col TZ e Totò SUTERA con la SZ con un pistone bucato. La TZ entrò subito nell’officina di elaborazioni che Angelo GILIBERTI aveva aperto a Palermo. La prima gara fu la Targa Florio e nella mia categoria c’erano ben cinque TZ” ufficiali con piloti come Facetti - Nanni Galli- GEKI Russo - BISCALDI —Io mi sono classificato a ridosso delle macchine ufficiali ,anche se il risultato era più che positivo,le TZ”2 mi erano sembrate molto più potenti ,tanto da indurmi a presentare reclamo, ma inspiegabilmente,anche se le vetture risultarono non regolamentari non sono state squalificate,ma hanno avuto la diffida a non partecipare in gare di campionato mondiale , In seguito al ricorso l’Alfa Romeo non mi ha più voluto fornire i pezzi di ricambio ed ogni qualvolta avevo bisogno di un pezzo,dovevo farlo costruire a Palermo. Questa situazione mi ha spinto a mettercela tutta per non sfigurare e possibilmente battere le TZ ufficiali assistite direttamente dall’AUTODELTA. Per mia fortuna ho vinto tutte le gare disputate in Sicilia,tranne una Monte Pellegrino,dove inaspettatamente si presentò una TZ ufficiale iscritta da Lillo Adamo concessionario Alfa di Palermo,pilotata da Ninni Vaccarella e questo la settimana successiva alla Targa Florio per cui non ci è stato possibile fare una attenta revisione alla mia TZ dopo aver partecipato alla Targa.,così ho incassato una sconfitta annunciata,per mia fortuna a battermi era stato Vaccarella .Con la TZ inoltre ho fatto tre assoluti due alla Val D’Anapo – Sortino (Siracusa) e uno alla Termini Caccamo,dove esordiva La Lancia HF barchetta futura campione del mondo rally,con al volante Sandro Munari, la Monte Pellegrino prima prova del Trofeo dei Jolly - Hotels dove ho battuto tutte le GTA ufficiali Alfa e un paio di Ferrari Le Mans. In quell’occasione,mi colpirono le parole di Marzotto rivolte ad un pilota Ferrari “ Caro NICODEMI, hai miei tempi con una Ferrari si vinceva e basta”. Nella mia mente balenò l’idea di poter pilotare una Ferrari ma era solo un sogno nel cassetto. Nel 1968 mi si presenta una grande occasione : Clemente Ravetto aveva deciso di vendere la sua DINO 206 SP due valvole . Nella categoria c’era Ferdinando LATTERI col Dino 3 valvole che andava molto forte, CAPUANO con la Porsche 206 e un paio di Abarth - Osella 2000 di Pino Vassallo ed Eugenio Renna (AMPHICAR). Salire su una due valvole in quella categoria agguerrita era un bel rischio, inoltre dovevo vedermela con la guida a destra e cambio a sinistra, molto inusuale. Però poter correre su una Ferrari per me era il sogno realizzato,anche senza fare risultati. Trattai la Dino di Ravetto senza una lira in tasca. Clementino fu molto disponibile e mi cedette la Dino per 5 milioni a rate. Ritirai la Dino a Modena alla SEFAC - Ferrari in corso Trento e Trieste. Andai con Gianni Diena che con Siningardi avevano a Modena una officina di assistenza clienti Ferrari.Era un pomeriggio di sole , la Dino era posteggiata in un cortile e durante le operazioni di carico ho notato troppa curiosità celata tra gli impiegati e meccanici Ferrari . Prelevata la macchina, siamo andati in officina dove era un porto di mare clienti famosi e meccanici Ferrari. Diena man mano mi presentava tutti , di questi ricordo Scaglietti, che faceva tutte le carrozzerie alla Ferrari. La sera Diena mi disse che “ La celata curiosità nel cortile della Ferrari era dovuta al fatto che da dietro una serranda al primo piano c’era l’INGEGNERE Enzo Ferrari che ci scrutava e che i visitatori dell’officina erano arrivati per la curiosità di veder uno sconosciuto come me che aveva colpito l’attenzione dell’ingegnere. Mi sentii molto lusingato e ricoperto di una responsabilità che con una Ferrari si doveva solo vincere e poi ero entrato in una ambiente fatto di personaggi famosi del mondo dei motori che avevo conosciuto attraverso i giornali. Dopo due giorni,la Dino era pronta e messa a punto ; Siamo andati a provare all’aero autodromo di Modena allora era l’unica pista dove provavano le Ferrari e quando ne arrivava una la gente affluiva all’interno per godersi le prove . Cercai di nascondere la mia grande emozione- Mi sentivo come passato dalle stalle alle stelle, Diena era stato nella squadra meccani al seguito della F1, mi fece osservare tutte le clausole di rito e dopo pochi giri di adattamento alla macchina e alla pista mi diede il segnale di accelerare. Dopo una diecina di giri con cronometro alla mano mi diede lo stop .Non chiesi i tempi realizzati ,ma dal volto di Gianni ho visto che non erano andate male. . Partecipai al Trofeo dalla Vecchia che si svolgeva all’autodromo di Vallelunga a Roma ,Diena si mise a disposizione per l’assistenza ai box.. La pista la conoscevo bene,la macchina un po' meno.. La rosa dei partenti era di una ventina di macchine tra Alfa 33, Abarth - Osella e Ford – Ricordo che partii in testa e mantenni il primo posto per oltre metà gara,poi il motore cominciò a surriscaldare e fui costretto a tirare 1000 giri in meno ; mi classificai terzo. Diena mi disse che il motore due valvole aveva il difetto di surriscaldare e che in attesa di trovare un tre valvole,potevo benissimo disputare solo gare in salita.. Così arrivai a Palermo con la mia Ferrari trovando un titolo sul giornale Lo Piccolo Ferrari terzo a Vallelunga. Per la cronaca la gara è stata vinta da BISCALDI. A Palermo, in scuderia con Failla e Dessì si fece una bozza di programma partecipazione a gare. La priorità è stata data alle cronoscalate siciliane vuoi per un fatto economico e anche perché in quel periodo una ventina di corridori palermitani erano tra i migliori d’Italia e c’era molto agonismo ed entusiasmo tra i tifosi di automobilismo. Alla scuderia Pegaso cominciarono ad arrivare inviti alle gare dalle organizzazioni di tutta Italia e cominciavano ad arrivare anche gli ingaggi, per noi del sud indispensabili vista la nostra posizione geografica , molto dispendiosi . Ormai quelli del nord rinunciavano alle gare siciliane,perché non avevano nessuna possibilità di vittoria ,così quelli di Palermo ci organizzammo a partecipare alle gare del centro nord ,mandando i piloti di punta in quattro gare diverse e la domenica sera ci incontravamo tutti a Roma,in via Veneto o al Piper ,per festeggiare almeno tre vittorie assolute. che di solito erano appannaggio di LATTERI - CAPUANO Lo Piccolo. - GILIBERTI oltre alle varie vittorie di categoria - Restivo - Renna - Vassallo - De Luca - Mercadante - Calascibetta - SPATAFORA - Inglese - Dolce -e tanti altri che non ricordo.- La scuderia Pegaso composta da giovani amici tutto fare vinse per diversi anni il campionato italiano scuderie battendo le più quotate del nord che facevano professionismo. Oltre alle cronoscalate siciliane ,la passione di tutti noi era quella di partecipare alla Targa Florio ed ogni anno tre mesi prima cominciavamo gli allenamenti sul percorso delle Madonne e nei fine settimana ci incontravamo sul luogo e si facevano le trattative per gli accoppiamenti. Alla Targa il mio secondo fisso era Totò SUTERA che non aveva altre alternative per poter partecipare alla gara. Tranne una fatta con Ignazio Serse da Trapani col TZ 1968 primo di categoria-una con Totò Calascibetta 1970 con la Ferrari Dino secondi di categoria- e una con Leandro Terra Ferrari Dino Pescara corse ritirati per l’emozione di Terra al quale avevo ceduto la guida al terzo giro quinto assoluto. Cento aneddoti ci sarebbero da raccontare solo sulla Targa Florio,dall’incidente stradale avuto con Renzino Barbera sul percorso e finito con un cabaret di barzellette sotto Caltavuturo - alle fermate lungo il percorso dove la gente pur di portarsi un ricordo della Targa ti costringeva a fermarci in luoghi solitari per non essere spogliati dal casco o strumenti della macchina -Tutti gli anni all’alba prima della partenza facevo un giro di ricognizione del circuito,per controllare i punti delle curve dove gli spettatori per conquistare i posti migliori,portavano terriccio sulla strada e la meraviglia era che man mano che si alzava l’alba si vedeva uno spettacolo indescrivibile con tende e accampamenti di spettatori che sparsi lungo il percorso si potevano calcolare in non meno di settecentomila, anche a questi un GRAZIE per avere affrontato sacrifici solo per sostenerci e darci la carica per ben figurare. Da li a poco lo sport dell’ automobile ha subito grandi evoluzioni,grazie anche a noi piccoli pionieri che abbiamo sperimentato in quelle gare tutte le evoluzioni dai freni a disco -ai differenziai autobloccanti -alle accensioni elettroniche -alle doppie accensioni e via via tutto il resto. Oggi si corre in autodromi sicuri con le vie d’uscita senza pericoli e con ingaggi da favola. Ai nostri tempi ai bordi della pista alberi ad alto fusto –guardrail in cemento mani sporche da tutti i lavori fai da te e dovevi pagare di tasca tua tutto o al massimo sperare nell’aiuto di qualche parente o amico. |