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La famiglia Maserati era composta da sei fratelli: Alfieri, Bindo, Carlo, Ettore, Ernesto e Marco. Di essi, Marco si dedicò all'arte e Carlo, dopo una militanza sportiva come pilota di automobili e motociclette, morì nel 1910. Alfieri e Bindo si misero invece a lavorare alle dipendenze della Isotta Fraschini. Nel 1914 Alfieri decise di aprire una propria officina vicino a Bologna, e ben presto anche i fratelli Bindo, Ettore ed Ernesto si unirono a lui. Durante la prima Guerra Mondiale, i quattro fratelli si dedicarono alla fabbricazione di candele di accensione; agli inizi degli anni Venti Ernesto cominciò a gareggiare con una vettura sulla quale aveva montato un 4 cilindri ottenuto togliendo una bancata al motore aeronautico Isotta Fraschini a 8 cilindri a V. I Maserati curarono poi la elaborazione e la partecipazione alle corse delle Diatto. Nell'ambito di questa collaborazione realizzarono, nel 1925, due GRAND PRIX da 2 litri; poiché in quello stesso anno la Diatto si ritiro dalle competizioni, i quattro fratelli acquistarono entrambe queste vetture. Con i motori di queste ex Diatto (con cilindrata ridotta però a 1,5 litri) vennero costruite le prime due 'vere' Maserati, contraddistinte dallo stemma di Bologna (l'ormai famoso tridente) piazzato sui radiatore. Guidata da Alfieri Maserati, una di queste due vetture conquista il suo primo alloro partecipando alla Targa Florio del 1926. Partendo da questo successo, la Maserati continua ad accrescere la sua reputazione come fabbrica di automobili da corsa, realizzando modelli a 4, 6, 8 e 16 cilindri, con cilindrate che andavano da 1088 cm³ a 4995 cm³. Durante gli anni Trenta inizia però anche una produzione di modelli da strada, tutti spinti da propulsori nati per le gare, ma adeguatamente 'rabboniti'. Ad esempio, dalla potentissima Sedici Cilindri da competizione venne ricavata una versione stradale equipaggiata con due motori a 8 cilindri in linea montati paralleli tra di loro, e con i rispettivi alberi motore accoppiati mediante ingranaggi. La morte di Alfieri, avvenuta nel 1932, costituì un duro colpo per la Maserati, e dopo cinque anni la proprietà dell'azienda passa nelle mani di Adolfo e Omer Orsi. Nel 1941, gli impianti di produzione vennero trasferiti a Modena, città natia dei nuovi titolari. Comunque, i tre fratelli Maserati continuarono a collaborare con la 'loro' azienda sino al 1947, anno di scadenza del loro contratto; immediatamente dopo, ripresero il ruolo di imprenditori fondando la OSCA. Durante gli ultimi tempi passati alla Maserati, essi avevano ideato e realizzato la A6G, una sport offerta con cilindrata di 1,5 0 di 2 litri, direttamente derivata dalla 6CM usata in competizione, Anche nel dopoguerra, l'attività della Maserati fu incentrata sui modelli da corsa, il più famoso dei quali fu senz'altro la 250F, progettata da Gioacchino Colombo nel 1953 e portata in gara fino al 1958 da piloti del calibro di Moss, Hawthorn e Fangio. In quell'anno Omer Orsi decise di abbandonare il mondo dei GRAND PRIX, restringendo il campo di attività alla produzione di vetture sport di alto livello, tutte spinte dal motore a 6 cilindri 300S di 3485 cm³. Nonostante la defezione delle vetture 'ufficiali', diversi piloti privati, alla guida delle Maserati sport-corsa di 1994 cm³ e 2890 cm³ (le famose BIRDCAGE), continuarono a mietere successi sino ai primi anni Sessanta. Intanto, la produzione delle sport continuava con la 5000GT del 1959 (velocità massima 274 km/h), quindi con la Quattroporte del 1963. Nel 1967 vennero presentate la Mistral e la Sebring, entrambe con motore a 6 cilindri di 4 litri. Poco tempo dopo, la Mistral fu rimpiazzata con la Ghibli, una sport in grado di raggiungere i 280 km/h. Nel 1969, la Citroen, con un esborso di circa un miliardo, acquisì il controllo finanziario della Maserati. Da quel momento il ritmo di produzione della fabbrica di Modena si attesta su 2,5 vetture al giorno, compresa la nuova gran Turismo Citroen Maserati SM. Sfortunatamente, anche all'interno della Casa francese le cose non andarono nel migliore dei modi, e nel 1975 la Citroen dichiara l'intenzione di chiudere la fabbrica di Modena. Questa volta sembra proprio che per la Maserati fosse giunta la fine ma, all'ultimo momento, intervenne a salva ria Alejandro De Tomaso. Alla fine degli anni Settanta, il listino Maserati comprendeva la Merak, una 2965 cm³ con motore centrale V6, la più piccola Merak 2000, la V8 di 4719 cm³ Bora (anch'essa a motore centrale), la V8 di 4930 cm³ Khamsin e la Quattroporte: quest'ultima montava un 8 cilindri a V di 4236 cm³ con doppio albero a camme in testa ed era fornita nelle versioni coupé o limousine. Nel 1984 la gamma venne completamente rivoluzionata, e a listino rimasero la berlina Biturbo (motore a 6 cilindri a V con doppio turbocompressore) e la V8 Quattroporte, ora con cilindrata di 4930 cm³. Nel 1985 si diffuse la notizia che Alejandro De Tomaso aveva stipulato un accordo con il suo vecchio amico Lee lacocca, secondo il quale la Maserati dovrebbe costruire una due posti con carrozzeria aperta da commercializzare negli Stati Uniti attraverso la rete di concessionari Chrysler. |
21^ TARGA FLORIO 4 maggio 1930 La MASERATI 26 di ERNESTO MASERATI | |
23^ TARGA FLORIO 8 maggio 1932 La MB (MASERATI BUGATTI) SPECIALE di CLEMENTE BIONDETTI | |
Dopo le vittorie alla Targa Florio del 1937, del 1938 e del 1939 la MASERATI coglie il quarto successo consecutivo nel 1940 con LUIGI VILLORESI per tutti "GIGI". | |
43^ TARGA FLORIO 24 maggio 1959 Ottimo decimo posto assoluto per la MASERATI A6GCS-53 di "SOLIMECOS" (Giuseppe Alotta) e Nino VACCARELLA | |
46^ TARGA FLORIO | |
... E L'AVVENIRISTICA 64 DI Carlo MariA Abate / Colin Davis disegnata da Scaglione. | |
la Repubblica - Sabato, 5 gennaio 1985 - pagina 19 La lunga storia Maserati UNA MARCA CONDANNATA A CORRERE (a.b.) - Quando nel 1968 gli ingegneri francesi della Citroen occuparono le officine della Maserati (le aveva comperate, praticamente per un tozzo di baguette, la famiglia Michelin, padrona allora di mezza industria automobilistica transalpina), restarono letteralmente di sasso di fronte all' abilità e all' efficienza dei tecnici di Modena. "Parbleu", esclamarono, "qui sì che di motori ne capiscono qualcosa". Abbandonate in un angolo le tradizionali sahariane dei conquistatori, i tecnici francesi si rimboccarono le maniche, lasciando agli italiani - fatto più unico che raro nella storia del moderno imperialismo industriale - il compito di dirigerli. Nacque così, sotto l' esperta guida dell' ingegner Giulio Alfieri cui fu affidato il progetto del motore, una delle più belle macchine (ma anche delle più sfortunate) degli anni Settanta. Talmente prestigiosa era la Citroen Sm, che la sigla verrà presto trasformata dagli appassionati in sa majestè, sua maestà. E mai denominazione fu più appropriata per una granturismo 4 posti veloce e brillante ma anche sicura e confortevole. D' altra parte nei suoi 70 anni di vita (il compleanno è stato festeggiato il 14 dicembre scorso con la presentazione della "228"), la Maserati è sempre stata all' avanguardia in fatto di motori: e proprio grazie all' esuberanza dei suoi propulsori è riuscita a conquistare non meno di una novantina di vittorie di risonanza mondiale. Il carniere è particolarmente ricco, i successi arrivano a grappoli al di qua e al di là dell' Atlantico: sin dal lontano 1926, con la "Tipo 26", che conquista il primo posto di categoria alla Targa Florio e, l' anno dopo, il Gran Premio di Tripoli. Varzi, gli stessi fratelli Maserati (i fondatori e proprietari dell' azienda fino al 1937: dieci anni dopo inaugureranno poi la Osca), Nuvolari, Campari, Taruffi e Villoresi coglieranno alcune delle più belle vittorie sportive proprio al volante di una Maserati. Ma il trionfo la casa modenese lo raggiunge nel 1939 e 1940 con la doppia vittoria alla prestigiosa 500 Miglia di Indianapolis, la massacrante gara americana. Trionfo in seguito bissato dalla conquista, per quattro anni consecutivi (dal ' 58 al ' 61), del campionato mondiale piloti con, tra gli altri, Fangio e Moss. Era così sportiva l' immagine e la produzione della Maserati che bisognerà attendere nientemeno che il 1948 per assistere alla nascita di una vettura che non fosse destinata esclusivamente ai circuiti di gara. Disegnata con abilità dal vecchio Pinin Farina, la vettura aveva una carrozzeria berlinetta assai gradevole ma soprattutto un pimpante motore a sei cilindri di 1500 cc in grado di spingerla a 170 all' ora (una velocità pazzesca per l' epoca). Da questo motore ne deriverà successivamente un altro più potente di 2000 cc, che darà vita a una serie di propulsori sportivi. Era nata la "Biturbo" degli anni Cinquanta. Sulla strada azzeccata delle berlinette sportive, la Maserati produrrà, nella prima metà degli anni Sessanta, l' indimenticabile "3500" a sei cilindri, quindi la Sebring e la Mistral. A queste si affiancò, nel 1963, la prima "Quattroporte", una velocissima berlina per famiglia che apriva nuovi orizzonti all' azienda modenese. |