GRAHAM HILL

Norman Graham Hill (Hampstead, 15 febbraio 1929 – Arkley, 29 novembre 1975) è stato un pilota automobilistico britannico. Graham Hill era stato interessato inizialmente al motociclismo, ma nel 1954 notò una pubblicità dell'Universal Motor Racing Club a Brands Hatch, che offriva la possibilità di girare in circuito per cinque scellini. Fece così il suo debutto in una Cooper 500 di Formula 3, e da quel momento in poi si dedicò alle corse automobilistiche. Hill entrò nella squadra Lotus come meccanico, ma arrivò rapidamente al posto di guida. La Lotus correva in Formula 1 e questo permise a Graham di debuttare al Gran Premio di Monaco 1958, dove si ritirò per la rottura di un semiasse. Nel 1960 passò alla BRM, con cui vinse il titolo mondiale nel 1962. Hill fece anche parte della cosiddetta "invasione inglese" di piloti e vetture alla 500 Miglia di Indianapolis a metà degli anni '60, vincendo nel 1966 con una Lola  - Ford. Nel 1967, tornato alla Lotus, Hill contribuì allo sviluppo della Lotus 49, spinta dal nuovo motore Cosworth V8. Dopo la morte dei suoi compagni di squadra, Clark e Spence, all'inizio del 1968, Graham prese le redini della squadra, vincendo il suo secondo titolo nel 1968. In quel periodo, la Lotus aveva fama di vettura fragile e pericolosa, specialmente con i nuovi dispositivi aerodinamici, che causarono incidenti molto simili a Hill e Rindt nel corso del Gran Premio di Spagna 1969. Un incidente al Gran Premio degli Stati Uniti 1969 gli provocò fratture alle gambe, interrompendo la sua carriera. Dopo essersi ristabilito, Hill continuò a correre in Formula 1 per alcuni anni, senza però ottenere gli stessi successi. Colin Chapman riteneva che Hill fosse ormai a fine carriera, e lo sistemò per il 1970 nella squadra di Rob Walker, fornendo anche, come parte dell'accordo, una delle nuove vetture modello 72. Al primo Gran Premio in Sudafrica, Hill arrivò sorprendentemente sesto, un ottimo piazzamento, dato che ancora aveva bisogno di una stampella per camminare. Ottenne poi un ottimo quarto posto in Spagna e un quinto a Monaco. Dopo questo discreto inizio, la Lotus 49 cominciò a essere inadeguata, ed anche la Lotus 72 promessa da Chapman non venne consegnata al team di Walker fino a Monza, dove però nessuna Lotus gareggiò dopo la scomparsa di Rindt. Hill passò quindi alla Brabham per il 1971-2: la sua ultima vittoria in Formula 1 arrivò all'International Trophy di Silverstone, nel 1971, gara non valida per il campionato, con la Brabham BT34. La squadra era comunque in crisi, dopo il ritiro di Jack Brabham e la vendita a Bernie Ecclestone da parte di Ron Tauranac; Hill non riuscì a sistemarsi. Pur concentrandosi sulla Formula 1, mantenne una presenza anche nelle corse per vetture Sport, comprese due partecipazioni a Le Mans, con una Rover - BRM a turbina. Con il declino della sua carriera in Formula 1, entrò a far parte della squadra Matra di vetture Sport, vincendo la 24 Ore di Le Mans nel 1972,insieme a Henri Pescarolo. Questa vittoria completò la cosiddetta "Tripla Corona" dell'automobilismo, in entrambe le definizioni che ne vengono date (vittoria alla 500 miglia di Indianapolis, alla 24 Ore di Le Mans e al Gran Premio di Monaco, oppure alla 500 Miglia di Indianapolis, alla 24 Ore di Le Mans, e nel Campionato Mondiale di Formula 1). In entrambi i casi, Hill è ancora l'unica persona ad aver ottenuto queste vittorie. In Formula 1, i posti nelle squadre ufficiali cominciavano a scarseggiare, per cui Hill decise di costituire una propria squadra, nel 1973, con la sponsorizzazione della Imperial Tobacco, costituì la Embassy Hill. Inizialmente la squadra utilizzò telai Shadow e Lola, prima di sviluppare quest'ultimo in un proprio progetto originale, nel 1975. Dopo aver fallito la qualificazione al Gran Premio di Monaco del 1975, che aveva vinto cinque volte, Hill decise di ritirarsi dall'attività di pilota, per concentrarsi sulla gestione della squadra, aiutando il proprio pupillo Tony Brise. Il record di 176 Gran Premi iniziati è rimasto valido oltre 10 anni, fino a quando non venne eguagliato da Jacques Laffite. Nella parte finale della sua carriera, Hill era noto per il suo spirito e divenne un personaggio popolare: era regolarmente ospite di trasmissioni televisive e scrisse un'autobiografia particolarmente schietta ed arguta, durante la riabilitazione dopo l'incidente del 1969, intitolata "Una Vita al Limite" ("Life at the Limit"). Fu coinvolto nella realizzazione di quattro film, tra il 1966 ed il 1974, comprese le apparizioni in "Grand PRIX" e "Il Giorno del Toro" (Caravan to Vaccarès), in cui impersonò un pilota di elicottero. Nel novembre del 1975, di ritorno dal circuito francese di Paul Ricard, l'aereo pilotato da Hill si schiantò in un campo da golf a nord di Londra. Hill stava tentando di portare a terra il proprio Piper Aztec in condizioni particolarmente difficili, di scarsa visibilità: insieme a Hill morirono nell'incidente il team manager Ray Brimble, i meccanici Tony Alcock e Terry Richards, il promettente pilota Tony Brise e il progettista Andy Smallman, tutti parte della squadra Embassy Hill. La successiva inchiesta pose in luce la decisione del pilota di non cambiare destinazione verso un aeroporto con condizioni migliori. Gli vennero dedicate, tra le altre, una strada nella città di Silverstone, sede dell'omonimo tracciato, ed una curva della pista di Brands Hatch. Hill sposò la moglie Bette nel 1955. Ebbero due figlie femmine, Brigitte e Samantha, e un maschio, Damon, che nel 1996 è diventato campione del mondo di Formula 1; Graham e Damon sono l'unica coppia padre-figlio ad aver vinto entrambi almeno un mondiale di Formula 1. È stato l'unico pilota ad avere vinto la 500 Miglia di Indianapolis, la 24 Ore di Le Mans e il campionato del mondo di Formula 1. Fino al 1993, detenne il record di vittorie al Gran Premio di Monaco, con 5 successi. Inoltre è tuttora il pilota che ha corso più stagioni in Formula 1, ben 18. Hill era particolarmente conosciuto anche per l'intelligenza e la regolarità della sua condotta di gara.


Un popolare Graham Hill alla

 Targa Florio del 1960.

1964 Hill

con Bonnier

48^ Targa FLORIO Graham Hill

 su Porsche 718 RS61

 

49^ TARGA FLORIO
9 maggio 1965
PORSCHE 904/8 2,0 (#174) - JOAKIM BONNIER / GRAHAM HILL
 

Former Churchyard of Saint Botolph
Shenley
Hertfordshire, England

CAMPIONE DI BUONE MANIERE

Graham Hill, Campione del Mondo nel 1962 e 1968, nacque a Hampstead, vicino Londra, il 17 febbraio 1929. Cavalcò due epoche, correndo con le arcaiche monoposto a motore anteriore e con quelle moderne, col motore dietro e gli alettoni, sempre distinguendosi per signorilità e simpatia. Avvicinatesi all'auto come meccanico di una scuola di pilotaggio, debuttò in gara nell'aprile 1954 con una Cooper F. 3 a prestito. Arrivò quarto e fu promosso istruttore. Poi tornò meccanico, ma della Lotus. Nel 1955, in una seduta di prove, guidò per caso la stessa auto usata da affermati piloti e segnò il secondo miglior tempo. Colin Chapman, patron della Lotus, gli offrì allora di correre, ma continuando a fare il meccanico. Graham lo ripagò con buoni risultati, ma per diventare pilota a tempo pieno, passò alla BRM. Al terzo anno con la nuova squadra diventò Campione del Mondo. L'anno seguente, dominato dalla Lotus 25 di Jim Clark, Hill vinse a Monaco. Trionfò ancora a Monaco nel 1964, anno in cui perse il Titolo iridato per essere stato tamponato da Bandini. Nel 1965, ancora su BRM, vinse il suo terzo G.P. di Monaco. Nel 1966, sebbene perseguitato dalla sfortuna, riuscì ad ogni modo a trionfare nella 500 Miglia d'Indianapolis. Nel 1967 il baffuto pilota e fine collaudatore tornò alla Lotus per affiancare Jim Clark. Nel 1968, a Hockenheim, lo scozzese morì e Hill, seppur scosso, lottò con coraggio diventando ancora Campione del Mondo. In quell'anno vinse pure il suo quarto G.P. di Monaco. Ripeté il risultato nel 1969, poi concluse l'anno rompendosi le gambe in un incidente causato da uno pneumatico. Nel 70 il "vecchio leone" tornò in pista con una Lotus privata. Nel 71 guidò una Brabham. Nel 72 aggiunse al suo palmares la 24 Ore di Le Mans, vinta con la Matra in coppia con Henry Pescarolo.Vinse anche il G. P. Lotteria di Monza con una Brabham F. 2, ma non ottenne risultati in Formula 1. Sempre nel 72 diventò presidente dell'associazione dei piloti da GP. Nel 73 gareggiò senza fortuna in F. 1 con una Shadow non competitiva. Nel 74, a 45 anni compiuti, guidò in F.1 per la Lola, marca alla quale rimase fedele pure nel 75. In quell'anno stava realizzando il sogno di una sua scuderia con un giovane pilota da allevare:Tony Brise. Il destino però li attendeva a Elstree, il 25 novembre, al ritorno da una seduta di prove. L'aereo pilotato da Graham sì schiantò nella nebbia del piccolo aeroporto. Non vi furono superstiti.