UN THRILLING MODENESE Quest'anno Enzo Ferrari voleva, doveva vincere il Campionato mondiale marche. Praticamente, il titolo è suo dalla 1000 Chilometri di Monza, vinta in maniera fortunosa ma vinta, cosi che sono riaffiorati i dubbi sulla sua partecipazione alla Targa Florio.Certo, dal momento in cui scriviamo al 21 maggio molte cose possono cambiare, ma è interessante esaminare i motivi per cui le vetture di Maranello sono assenti. O sono presenti; tutto dipende dallo sviluppo degli avvenimenti: Dunque Ferrari non ha simpatia per la Targa, e questo è già un valido motivo per non venirci : vi partecipò come pilota negli anni della sua gioventù e di questa corsa ha un ricordo non simpatico. Giunse al traguardo molto attardato, ad attenderlo c'era solo un carabiniere che marcava i distacchi con una comunissima sveglia da comodino, è scritto nelle sue memorie, e quell'accoglienza deve averlo scosso. Più tardi, si chiuse nel suo isolamento che doveva portarlo a muoversi sempre più raramente da Maranello, sempre più provinciale, il provinciale più noto al mondo. Aveva in uggia il treno, non gradiva l'aereo (a questo proposito gli viene attribuita una battuta: «mi piace tanto, che non voglio correre il rischio di non salirci più») per cui i suoi spostamenti lo portavano al massimo a spingersi sino a Monza in macchina, accompagnato dal fido autista Peppino, che gli fu vicino per tanti anni. Gli organizzatori monzesi, l'ACI che organizza le più importanti gare di Monza, gli sono sempre stati vicini, prodighi di aiuti economici, le sue simpatie andarono a Monza. Anche se una volta, non riconosciuto da un commissario venne allontanato dal suo box ed egli, furente, minacciò di ritirare tutta la squadra. Oggi, ha particolarmente a cuore Imola; quell'autodromo è stato intitolato al figlio scomparso, Dino. Ferrari si fa un vanto: da anni, moltissimi anni non va a Roma. Figurarsi in Sicilia. Eppure la Targa è stata una delle corse che hanno contribuito a rendere celebri le sue vetture. Vinse due volte nel '48 e '49, con una macchina privata, alla cui guida era Biondetti. Bei tempi allora per un costruttore; i piloti facevano anticamera per essere ricevuti, non chiedevano stipendio o ingaggi, anzi molto spesso acquistavano la macchina, pagando in contanti. Poi, qualcosa cambiò, vennero i primi professionisti. Ferrari li riceveva nell'ora che precedeva immediatamente il pranzo, tirava a lungo le trattative, spuntava buone condizioni prendendo per fame chi era seduto al suo tavolo. Solo con Ascari, dicono, il trucco non funzionava: Ciccio andava agli appuntamenti con il commendatore, già sazio. I professionisti bisognava pagarli. La Targa, una delle poche gare al mondo organizzata per pura passione e non certo a scopo di lucro (sino a pochi anni orsono, lo spettacolo era del tutto gratuito) non poteva offrire ingaggi notevoli, i premi erano scarsi. Ma, il calendario appena dieci anni orsono non era nutrito come l'attuale: per vincere il Campionato marche, non si poteva disertare questa corsa tanto avara. Eppoi Ferrari aveva le macchine adatte, più robuste delle attuali perché allora i campi di gara erano meno sofisticati degli attuali, più simili insomma alla Targa. Vinse nel '58, nel '61, nel '62, nel '65. Vinse, ma ci rimise anche parecchie automobili; una uscita di strada su questo percorso ha quasi sempre conseguenze disastrose, la vettura che ha portato a compimento la corsa ne esce segnata. Le simpatie di Ferrari per la Targa, si andavano sempre più affievolendo. Aumentavano invece quelle della Porsche, che nella seconda metà degli anni '60 disponeva di piccole macchine le quali, chiuse nelle gare più veloci, si rivelavano molto pericolose — maneggevoli com'erano — sulle Madonie. Le grosse Ferrari erano facilmente battibili dalle piccole vetture tedesche, per cui la partecipazione di Maranello si fece sempre più blanda. Poi, lo screzio del '67 quando Palermo non volle, non poté appoggiare una richiesta di Ferrari alla CSI, perché venisse mantenuta la cilindrata dei prototipi al livello dei 4 litri. I rapporti divennero definitivamente formali. Da allora, la partecipazione di Maranello alla Targa divenne un fatto personale tra il costruttore e Vaccarella : una macchina per Nino solo per esaudire il desiderio di questo pilota che aveva dato molto, in cambio di poco: correre in casa sua. La vittoria della Porsche nel mondiale marche, il secondo posto dell'Alfa Romeo nel '71, hanno convinto Agnelli e la Fiat — ormai proprietaria del reparto produzione della Ferrari — che l'obiettivo di quest'anno, era una buona prestazione nella categoria sport, puntando possibilmente al campionato. La 312 P, lo si era visto, era una buona macchina. Ma le Alfa Romeo non sembravano da meno, mentre si temeva anche una forte concorrenza inglese. L'obiettivo, sarebbe stato difficile da centrare, bisognava forse partecipare a tutte le corse, Targa compresa. Le cose invece, presero una piega del tutto diversa : la minaccia Alfa si è rivelala inesistente, come quella della Lola. Gli altri, sono arrivati tardi, le Ferrari hanno fatto man bassa, man mano che le corse si succedevano. Di nuovo, è corsa voce di una defezione di Ferrari alla più antica gara del mondo. I motivi, li ho già esposti, eppoi la marca dispone di una squadra composta esclusivamente di velocissimi piloti da pista, che con la strada hanno poca dimestichezza. Con la sola eccezione di Redman il quale però, dopo la brutta avventura dello scorso anno, non ha più molte simpatie per questa corsa. Ma da serio professionista, l'avrebbe egualmente disputata in coppia con Larrousse; gli altri, avevano rinunciato. Frattanto andava prendendo corpo un'altra possibilità. I buoni risultati ottenuti da Munari in questa stagione, le pressioni della Lancia anche essa nel gruppo Fiat, la richiesta ufficiale della CSAI perché una 312 P venisse affidata ad una coppia di italiani, avevano lasciato intendere che se questa macchina ci fosse stata, avrebbe dovuto guidarla appunto il nostro miglior rallista. Questo, lo si diceva già al termine della passata stagione, perché Munari andava in qualche modo aiutato, ossia promosso tra i velocisti e la sede più adatta, tenuto conto dei suoi precedenti, sembrava appunto la Targa. Montecarlo ha facilitato lo svolgersi degli avvenimenti. Munari ha preso contatto con la 312 P sulla nuova pista di Fiorano; doveva dire se si sentiva a suo agio, in tutta umiltà, senza prendersi degli impegni che non credeva di poter assolvere. Contemporaneamente Sandro ha provato il percorso siciliano con una Dino appositamente acquistata — impossibile averne una dal reparto esperienze — e non ha detto ne si, ne no. Sapeva di rischiare grosso, non voleva o forse non poteva assumersi l'intera responsabilità di una decisione del genere, con tutti gli occhi addosso, con Ferrari che aveva appena detto di non volere più italiani sulle sue macchine. Suo compagno, sarebbe stato Merzario; un pilota su cui non vi sono dubbi specie per una corsa come questa. I suoi successi al Mugello, erano un ottimo biglietto di presentazione ; la Targa sembrava fatta apposta per lui. Le prove di Fiorano avevano detto comunque che Munari andava bene: l'equipaggio per la Targa c'era, magari con l'appoggio dell'altra vettura di Redman - Larrousse. Lo svolgersi del Campionato però, ha gettato molta acqua sul fuoco degli entusiasmi. Le vittorie a catena, hanno reso sempre meno necessario il tentare di procacciarsi altri punti in Sicilia. Mentre la Ferrari era ancora una volta prima a Monza, l'Alfa Romeo era a provare a Vallelunga in vista della Targa, l'unica corsa in cui può sperare di battere le più veloci avversarie. Il percorso siciliano non è più tormentato come una volta, ma certo è sempre molto impegnativo: la 312 P è ripagata quest'anno da una dose supplementare di buona sorte, per compensare l'eccessiva sfortuna della passata stagione, ma è certo che di guai ne ha avuti. La Targa, potrebbe esaltarli, e dunque perché rischiare? Tanto più che le vecchie Porsche 908/3 disegnate nel '70 esclusivamente per questo percorso, hanno dimostrato di essere ancora delle pericolose avversarie. Così, quella che ad inizio anno sembrava una imprescindibile necessità, si va rivelando come una avventura inutile. Se Ferrari partecipa, dimostra ancora una volta il suo spirito sportivo; se non partecipa, la sua decisione va presa come la decisione di un attento uomo d'affari, che ha ben presente la legge del dare e dell'avere, calcolando tutti i rischi. Due modi di agire entrambi validi, comprensibilissimi. Bruno Nestola (dal Numero Unico della 56^ Targa Florio (Automobile Club Palermo) |