MARIA TERESA DE FILIPPIS, CHE GRINTA ! di Prisca Taruffi. Donne e motori...gioie e dolori", "donna al volante...pericolo costante"; vecchi adagi privi di fondamento. Noi donne, a parte qualche eccezione, instauriamo con l'automobile un rapporto di fiducia del tipo: "Io ti guido ma tu non tradirmi mai!" il che significa non lasciarmi per strada specie di notte. Al contrario quando parliamo di sport automobilistico il rapporto donna-auto cambia. Il gentil sesso a bordo di vetture da competizione si trasforma, tirando fuori una cattiveria inaspettata che sorprende chiunque, compresi i piloti maschi. Quasi tutte le donne che si sono avvicinate al difficile sport dell'automobilismo avevano in comune una forte passione per l'auto ed il voler dimostrare a se stesse e agli amici, di essere capaci di misurarsi alla pari con gli altri piloti uomini. Purtroppo nella storia dell'automobilismo, di donne-pilota che hanno guidato una Formula 1 ce ne sono state davvero poche. Tre sono state italiane: Maria Teresa De Filippis (negli Anni 50), Lella Lombardi (l'unica a punti) e Giovanna Amati (mai qualificata). Dopo Divina Galica, l'ultima scoperta straniera è l'americana Sarah Fisher, la donna pilota più giovane di sempre (ha solo 21 anni) e quinta donna al mondo ad aver guidato una F1. Infatti sul circuito di Indianapolis, la McLaren le ha dato l'opportunità di effettuare qualche giro a bordo della monoposto di Raikkonen. Probabilmente una manovra pubblicitaria della Tag Heuer, il marchio che sponsorizza sia la scuderia anglo-tedesca sia la Fisher, che ha come intento quello di promuovere la F1 in un paese, gli Stati Uniti, da sempre innamorati di Nascar, F.Cart e IRL. Comunque, senza nulla togliere alla brava e coraggiosa Sarah Fischer, credo che guidare una F1 del 2000 sia molto meno faticoso rispetto alle monoposto degli Anni 30. Ne è convinta anche la simpatica e pimpante Maria Teresa De Filippis, che ho avuto l'onore di conoscere già ai tempi di mio padre in giro per autodromi. Lei è sempre uguale: disponibile, ironica e gioviale con tutti; si vede che è una donna decisa e che ha grinta da vendere. E' rimasta legata al mondo della F1 e già da qualche anno ricopre la carica di Vice Presidente del Club International des Anciens Pilotes. - Maria Teresa perché hai iniziato a correre? "Per scommessa con mio fratello Antonio, che aveva giurato sulla mia buona riuscita in una gara automobilistica a bordo di una Fiat Topolino 500. Lui vinse la scommessa ed io mi classificai al primo posto davanti agli altri piloti, naturalmente tutti uomini. Da quel giorno è iniziata la mia avventura nel mondo delle corse su strada e circuito, a bordo di vetture sport. Nel 1955 diventai pilota ufficiale della Maserati grazie al secondo posto nel campionato italiano 2000 sport al volante della favolosa A6GCS". - Quando hai esordito in F1 ? "La passione era tanta, comprai una Maserati 250F e nel 1958 grazie anche all'amicizia con Luigi Musso, allora pilota Ferrari, feci il mio ingresso nel mondo della F1. Con la mia Maserati mi classificai al quinto posto nel Gran Premio di Siracusa, purtroppo ancora non valido per il Campionato del Mondo". -Perché dopo appena due anni hai smesso di correre? "La mia avventura in F1 durò poco poiché, purtroppo, in quegli anni la Maserati non era competitiva, di conseguenza la casa stessa decise di ritirarsi ufficialmente dalle corse". - Come erano i tuoi rapporti con gli altri piloti? "Ho avuto la fortuna di correre insieme a grandi corridori come Castelletti, Maglioli, Taruffi, von Trips, Collins ed il mitico Fangio. Credo che non mi considerassero una reale antagonista non perché fossi donna ma solo perché guidavo a quei tempi una monoposto non particolarmente competitiva". - Secondo te era più faticoso guidare una monoposto degli Anni 50 rispetto alla F1 moderna? "Senza alcun dubbio; la mia Maserati poteva raggiungere anche i 250 Km/h con gomme dal battistrada strettissimo, mica esistevano le slick a sezione larga come qualche anno fa in F1. La parola aerodinamica non esisteva nel nostro vocabolario tecnico, dunque la tenuta di strada specie in curva era limitata. Tutti i piloti erano costretti ad effettuare la derapata per poter entrare ed uscire dalle curve. Ricordo che la mia Maserati aveva il cambio posizionato al centro tra le gambe; in aggiunta avevo i pedali del freno e dell'acceleratore invertiti. Ai miei tempi era davvero faticoso guidare al limite una FI specie per una donna. Molti pensano che guidare non implichi particolare sforzo fisico; al contrario, per condurre macchine impegnative con tanti cavalli oltre al sangue freddo occorrono anche i muscoli". - Il tuo stile di guida era diverso da quello degli altri piloti? "Non particolarmente, tra l'altro il mio amico Luigi Musso mi aveva insegnato qualche trucchetto riguardo le partenze mentre Manuel Fangio mi dava le dritte per le traiettorie". - Perché secondo te, oggi, non ci sono donne che corrono in F1? "Me lo sono chiesto tante volte; credo che la Formula Uno moderna sia diventata troppo tecnologica, ha perso fascino. Non c'è più niente di umano, gli stessi piloti sono ridotti a robot. A noi donne piacciono le sfide ma corredate da sentimenti e umanità". |
LA SIGNORINA DEI 300 CHILOMETRI ALL'ORA da la TRIBUNA ILLUSTRATA del 1958. Scortata in Questura. Maria Teresa De Filippis racconta la sua vita. Dalle avventure motoristiche della sua adolescenza al suo nuovo ruolo di nonna. Con la costante di una grande vivacità, che la contraddistingue da sempre. Ci parliamo al telefono, ma è come l'avessi di fronte. Ve lo racconto senza il minimo di piaggeria. Una signora dai tratti - l'ho vista in foto recenti - che non nascondono la bellezza di qualche anno fa (e qui fanno fede le foto che potete vedere nell'articolo), portamento e stile inscindibili dalla signorilità proprie o della nobiltà o della buona borghesia partenopea. Nella chiacchierata la voce è decisa, sicura, non nasconde un attimo di incertezza: ogni pensiero, ogni giudizio, ogni ricordo - anche quello che riguarda parte di una vita intima, seppur non profondamente intima - vengono espressi senza esitazioni. E' il personalissimo ritratto che mi sono fatto di Maria Teresa De Filippis Huschek durante quel quarto d'ora di piacevole discorrere. Per disegnare qualche tratto più personale da affiancare all'articolo che Prisca Taruffi ha scritto sulla Maria Teresa De Filippis pilota. Una donna, tra l'altro, dotata di grandissimo humour. Dopo un paio di squilli, mi risponde il marito, gradevole e signorile persona che ho conosciuto personalmente, qualche tempo fa, durante una sua fuggevole visita al Press Centre per portarci alcune immagini dì sua moglie, le stesse che illustrano queste pagine. "Ho messo piede in casa in questo istante - mi dice Theodor Huschek - stavo appena guardando le e-mail, vado di là a vedere se Maria Teresa c'è". Al contrario di quanto hanno fatto tanti, che dalla campagna si sono poi trasferiti in città, Maria Teresa e suo marito Theodor fino a dieci anni fa abitavano in Bergamo Alta, ora in un bosco ai confini della città, dove possono godere della natura incontaminata. Passano pochi secondi e risponde la signora. La quale prima si scusa "...sa, ero di là, travolta dalle due nipotine, due deliziose forze della natura...", poi subito una mia curiosità, nata dall'aver ritrovato la sua foto su un vecchio giornale: lei, sorridente, su un balcone di fronte al quale si intravede il mare. "Sì - mi spiega - a Napoli vivevamo in un grande appartamento che dava su via Caracciolo, anche se si entrava dalla retrostante via Chiatamona. Eh, dai nostri balconi la vista era splendida! pochi i rumori, vista la scarsità di traffico di allora". ' Al compimento dei suoi diciott'anni Maria Teresa prenda patente. "Ma l'automobile la guidavo già molto tempo prima, quando ancora non avevo l'età nemmeno per quello che, ancora oggi, si chiama "foglio rosa". Le racconto un aneddoto, non sarebbe da scrivere, forse nemmeno da dire ma, ormai, acqua passata non macina più. Stavamo tornando da Roma, mi sembra su una Fiat 2500 fuoriserie: io al volante, avevo forse poco più di diciassette anni, papa e il conte Gatti seduti dietro a chiacchierare. Papa si fidava molto di me come autista. Nei pressi di Caserta una pattuglia di MP, i Militar Police americani, mi intima l'alt per un controllo di routine. Va da sé che senza patente., Così uno si è messo in piedi sul predellino della nostra automobile l'altro davanti in motocicletta a scortarci. Destinazione: la Questura di Caserta. Dove, per fortuna, hanno subirò riconosciuto papà, all'epoca soprannominato "il re dell'elettricità" perché, prima della nazionalizzazione, era lui, con la sua società, a rifornire di elettricità quasi tutta la Campania. Compresi i campi dì prigionia, tutti quelli che si sono succeduti. Così l'ho scampata, ci hanno lasciati andare senza comminarmi sanzioni". La sua prima vettura "ufficiale" è la Fiat Topolino, con la quale consegue la patente. Poi vengono le Alfa Romeo. Ma dichiara che la sua vera fissazione è per le vetture fuoriserie. Mentre i suoi tre fratelli Paolo, Antonio (che ha corso anche con Ferrari e Maserati) e Giuseppe sono appassionati della Casa del Tridente e acquistano vetture Maserati. Quando lei ha incominciato a correre che cosa veniva rilasciato ai piloti? Una superpatente, una speciale licenza? "Una licenza. Io avevo quella da Conduttore e quella da Concorrente. Ho avuto perfino una licenza egiziana. Non lo scriva, stavo per correre per l'Egitto, con tanto di casco con bandiera del paese. Sa, era nato un flirt con un egiziano...Fu il giornalista Giovanni Canestrini a dissuadermi". Quando inizia a correre mi chiedo chi le facesse assistenza. Mi spiega che per le TARASCHI Sport se ne occupava lo stesso TARASCHI. Poi, per le Urania e le Giaur 750 il suo meccanico, del quale non ricorda più il nome, ma lo aveva soprannominato "Pecorella", perché balbettava: "Era però bravissimo e adorabile. Ci accompagnavamo con Gìoachino Vari, il meccanico dì Luigi Musso. Si partiva per le corse con due carrelli, due vetture, due meccanici". Effettuavate delle prove, potevate intervenire con qualche regolazione? "Macché. Allora la meccanica era semplicissima e quindi gli interventi possibili scarsissimi. Io dovevo solo ricordarmi di non superare i 6000 giri. La mia Maserati era collaudata, prima di venirmi consegnata, da Guerino Bertocchi, capo meccanico della Casa del Tridente". L'altro suo grande hobby è stata l'equitazione, che praticava già da giovane, prima ancora di mettersi a correre. Ma non ha mai fatto dell'agonismo, al contrario del padre, un patito dei cavalli e dei concorsi ippici, che aveva anche fatto parte dei Cavalleggeri d'Aosta. Scendo lieve sul piano dell' intimità, chiedendole quando si è sposata. Non so se mi vuole rispondere: invece lo fa di buon grado, da donna spiritosa quale, ormai a questo punto, mi sembra che sia. "Nel I960. Nel '59 avevo smesso di correre dopo aver visto troppi amici scomparire per incidenti in gara. E' stato sulle nevi di St. Anton, in Austria, durante una vacanza sciistica. E' lì che ho conosciuto Theodor, ingegnere chimico tessile, naturalmente austriaco. Dopo 6 mesi ci siamo sposati e, fino al 1965 siamo rimasti in Austria. Poi, dal '65 al 1970 abbiamo vissuto nella Svizzera tedesca. Da lui ho avuto una figlia e due scatenatissime nipotine". Maria Teresa De Filippis Huschek ha rischiato anche di fare politica. Abitava ancora a Napoli, su via Caracciolo, quando l'hanno candidata per il Partito Liberale:"Non sarei stata una brava onorevole - sottolinea - troppo irruente e con il brutto vizio (lo definiremmo piuttosto un pregio, N.d.R.) dì dire sempre quello che penso". Un'ultima domanda, signora: qual è il suo pilota preferito, le piace la Formula 1 di oggi? "Dopo la scomparsa di Ayrton Senna le mie simpatie vanno a Montoya: ha il temperamento dei piloti di una volta, per fare un esempio più recente un poco quello che era Gilles Villeneuve. Non mi piacerebbe guidare una FI di adesso, troppo machiavellica. Mi appassionano molto di più le corse in pista con le vetture GT". g.d.e. |