| Progettista di vetture da competizione. Nasce a Pistoia nel 1924, a 27 anni si laurea in ingegneria aeronautica all’università di Pisa, un anno dopo entra come addetto alle esperienze speciali (reparto corse) dell’Alfa Romeo. Nel 1957, grazie all’amico Giotto Bizzarrini, passa in qualità di progettista alla Ferrari dove rimane fino al novembre del 1961. L’anno dopo, con Bizzarrini e altri esuli dal team di Maranello, tenta la sfortunata avventura con un marchio nuovo, l’ATS, per il quale progetta una monoposto di F.1 e una GT. Nel 1963, assieme a Ludovico Chizzola, fonda a Settimo Torinese la scuderia AUTODELTA, il reparto corse dell’Alfa Romeo, di cui assume la direzione nel 1964. L’obiettivo di Chiti è convincere l’Alfa Romeo a costruire un nuovo motore a 12 cilindri per le gare sport - protipo. Il programma viene avviato nel 1967 sulle «Tipo 33», ma bisognerà attendere il 1975 perché la Casa del Biscione si aggiudichi il titolo mondiale Marche. Nel 1976, l’Alfa comincia la fornitura di motori al team Brabham di F.1 e bissa la vittoria nel Campionato mondiale Marche. Con le Brabham equipaggiate con motori Alfa Romeo arrivano i successi di Niki Lauda al G.P. di Svezia e al G.P. d’Italia. Chiti convince i vertici dell’Alfa che è venuto il momento di lanciarsi in F.1. Il prototipo della monoposto Alfa è pronto per il G.P. del Belgio del 1979, alla guida Bruno Giacomelli. Per la stagione successiva è pronta la «179», con un nuovo motore a 12 cilindri. Piloti ufficiali sono Giacomelli e Patrick Depailler. I primi punti per l’Alfa arrivano al G.P. d’Argentina proprio con il pilota italiano; poco dopo, il compagno di squadra Depailler perde la vita durante una sessione di prove a Hockenheim. Il team decide di cambiare progettista e ingaggia Gérard Ducarouge, che per la stagione ’82 realizza l’Afa Romeo «182». I risultati della nuova vettura non convincono e a fine anno il nuovo chassis viene affidato alla Euroracing di Paolo Pavanello. Chiti rimane in Alfa, come responsabile della progettazione motori, |