AUDI | |
È uno dei marchi più affermati in Europa. Audi è la traduzione latina del cognome di August Horch. Nell’estate del 1909 Horch era stato estromesso dalla direzione della A. Horch & Cie. Motorwagen Werke, una fabbrica di automobili già famosa, che egli stesso aveva fondato nel 1899 dopo tre anni di apprendistato alla BENZ di MANNHEIM e che nel 1903 aveva trovato sede a Zwickau in Bassa Sassonia. L’allontanamento di Horch dall’azienda omonima, con conseguente lite giudiziaria,provoca una vera scissione. August Horch è seguito da tecnici e operai a lui fedeli e fonda la August Horch Automobil Werke, con sede prossima a quella della A. Horch & Cie. Motorwagen Werke. La quasi omonimia delle due ragioni sociali dà una misura dell’asprezza della battaglia, sfociata in un’ingiunzione del tribunale di Lipsia, in seguito alla quale la nuova azienda deve mutare la propria ragione sociale in Audi Automobilwerke GmbH. Senza lasciarsi vincere dalle difficoltà, August Horch dà subito inizio alla produzione del modello «10/28 HP», una vettura media di buona fattura, i cui primi esemplari sono visti circolare all’inizio del 1910. Poiché anche le Horch erano di sua progettazione, questa Audi non se ne discosta molto. Tuttavia, non più condizionato dall’esterno, August Horch ha potuto allestire una vettura più moderna e più efficiente, il cui telaio leggero e semplice si completa nella parte anteriore con il basamento del motore facente funzione di elemento trasversale. Il motore è un quattro cilindri con un’insolita disposizione delle valvole, che sarebbe rimasta per un certo periodo una caratteristica costante delle vetture progettate da Horch: alloggiate in un’espansione laterale della camera di scoppio, le due valvole sono contrapposte. La valvola di scarico è laterale, comandata direttamente dall’albero a camme collocato nel basamento. Coassiale a questa, ma comandata da asta e bilanciere, è disposta la valvola di aspirazione. Questo schema rappresenta un buon compromesso tra la semplicità costruttiva, la facilità di manutenzione dei motori a valvole laterali e i maggiori rendimenti dei sistemi a valvole in testa. Riempimento e turbolenza risultano soddisfacenti, tanto che queste vetture ottenerono nel 1912 potenze specifiche di oltre 10 CV/litro, un valore che, solo alcuni anni prima, era riservato ai motori da corsa. L’albero motore poggia su tre supporti ed è disassato rispetto al piano passante per gli assi dei cilindri. Nel 1912 l’Audi dispone di una gamma di quattro modelli: «10/28 HP», «14/35 HP», «18/45 HP» e «22/50 HP», tutti analoghi, salvo, ovviamente, le proporzioni. Tuttavia la stasi della progettazione dell’Audi, comune in qualche misura a quella sofferta da tutte le case automobilistiche, non è dovuta soltanto alle vicende belliche e alle difficoltà della riconversione alla produzione civile, ma anche alle sempre minore disponibilità di Horch, che cede la direzione dell’azienda nel 1920 mantenendo il proprio seggio nel consiglio di amministrazione. Negli anni del difficile rilancio postbellico, alla ripresa cioè delle vendite ai privati (le consegne erano state sospese per dare la precedenza alle forniture militari riguardanti autocarri leggeri), viene tentata anche la strada dell’automobile utilitaria: si tratta del modello «G 8/22 HP», progettato nel 1914, che rimane in produzione sino al 1923 senza però affermarsi nel mercato dissanguato dall’inflazione. Viene quindi ripreso il filone delle vetture di lusso, grandi e costose, tipico della politica produttiva della Horch. Nel 1928, mentre si dibatteva in questa congiuntura negativa, l’Audi è assorbita dalla DKW, che nello stesso anno aveva avviato la produzione di automobili negli stabilimenti di Spandau della Deutschen Werke AG. È comunque il filone della trazione anteriore a differenziare i modelli Audi da quelli Horch. Quest’ultima, infatti, dopo essere stata l’acerrima rivale nel secondo decennio del secolo, nell’agosto 1932 unisce le proprie forze con quelle di Audi e DKW per formare il consorzio denominato Auto Union. Nella strategia del consorzio tocca quindi all’Audi affrontare l’esperimento dell’introduzione della trazione anteriore nel settore delle auto di classe media. Tra il 1934 e il 1935 il marchio Audi è attribuito a un solo modello base: l’Audi «Front» con motore da 2 litri. Arriva poi la lunga eclissi della seconda guerra mondiale e, nel 1958, la Auto Union GmbH è acquistata dalla Daimler - Benz. Come tutte le case automobilistiche, anche l’Auto Union era stata colpita dalla crisi del dopoguerra, che aveva comportato un calo della produzione di circa il 20%. Nel 1965 Daimler - BENZ cede il glorioso marchio alla Volkswagen: il cambio di proprietà si ripercuote sull’Auto Union in modo relativo per quanto riguardava la situazione finanziaria, in modo drastico, invece, circa la struttura dell’azienda e lo sviluppo tecnico. Nell’inverno 1964-1965 l’impero di Wolfsburg acquista il 50,3% dell’Auto Union e assume il controllo della fabbrica di Ingolstadt. Il restante 49,7% è acquistato nel corso dei due anni successivi. Verso la fine del 1966 il marchio dei quattro anelli è integralmente di proprietà della Volkswagen. I 12.000 dipendenti a Ingolstadt e i 1200 concessionari Auto Union sono in attesa di nuove automobili più facilmente vendibili dell’ormai anziana «F 103». L’auto c’è ed è della Volkswagen: si tratta del «Maggiolino». Tra il maggio del 1965 e il 4 luglio del 1969, nella fabbrica di Ingolstadt ne vengono costruiti oltre 347.000 esemplari. In questo modo, almeno, viene garantito il lavoro ai 12.000 dipendenti. Assicurata la produzione, viene poi sostituita l’intera direzione dell’Auto Union. Intanto, la Daimler - Benz aveva ultimato la costruzione di un nuovo motore con cilindrata di 1,7 litri progettato proprio per l’Auto Union. Viene montato sulla DKW «F102» e presentato nel 1965 come primo quattro tempi di Ingolstadt: il suo marchio era Audi. Grazie a un astuto intervento sulla gamma di produzione, l’azienda di Ingolstadt era stata in grado di contrastare la crisi. Fu così che a metà del 1968 viene formalizzato l’acquisto della NSU di Neckarsulm e il 10 marzo del 1969 firmato il contratto di fusione tra la Auto Union GmbH e la NSU Motoren-Werke; qualche mese dopo nasce la nuova Audi NSU Auto Union AG Neckarsulm. La Volkswagen acquista ben presto anche le rimanenti quote degli azionisti privati e diviene proprietaria al 100% della società. I dirigenti portano a termine la ristrutturazione dell’azienda, rinnovano assieme alla Volkswagen l’organizzazione e si occupano in primo luogo della progettazione e della cura dei nuovi modelli. L’obiettivo strategico è la conquista del mercato delle auto di classe superiore. Molti dei progetti realizzati a Ingolstadt, poi, avrebbero trovato applicazione anche su alcuni modelli Volkswagen. Ne risulta una più stretta collaborazione tra i due marchi per quanto riguarda la tecnica, lo sviluppo, l’innovazione e la produzione. Viene ristrutturata anche la rete di vendita. Fino alla metà degli anni 70 è operativa un’organizzazione Volkswagen - Audi. Quest’ultima si sarebbe poi guadagnata un profilo autonomo, che dalla fine degli anni 70 in poi avrebbe sempre più accentuato. Dopo la realizzazione della prima Audi con motore a quattro tempi, nel 1965, la strada da seguire sembra segnata. Quest’unità fornisce la base per una nuova gamma di automobili, le cui differenze non si sarebbero basate soltanto sulla carrozzeria, bensì sulla potenza del propulsore. La prima Audi del nuovo corso viene chiamata infatti «72», con riferimento ai cavalli. Dal settembre del 1966 è seguita dall’«80» con motore di media cilindrata e potenza di 80 CV. Tre mesi più tardi compare l’Audi «Super 90», con finiture particolarmente raffinate. Nel gennaio 1968 si aggiunge l’Audi «60» con motore da 55 CV, mentre verso la fine dello stesso anno la «75» sostituisce i modelli «72» e «80». È la versione più piccola, la «60», quella che ottiene il maggior successo in una gamma articolata che comprende berline a due e a quattro porte nonché la versione station wagon chiamata «Variant». Ma Ludwig Kraus, responsabile del settore sviluppo, ha già in mente l’Audi «100», un modello più grande di quelli sino ad allora prodotti. Deve avere innanzitutto un motore potente, ma allo stesso tempo economico, deve essere più leggera delle sue concorrenti per avere prestazioni migliori e, infine, avere una carrozzeria aerodinamica. Il progetto è sviluppato nel più assoluto segreto sotto la sigla «Tipo 104»; poi, nell’autunno del 1968, la nuova grande Audi, la «100», è presentata al pubblico in versione berlina a due e a quattro porte ed equipaggiata con un motore di 1,8 litri (preso in prestito dalla precedente «90») con potenze di 80, 90 e 100 CV. Della «100», non viene realizzata la versione station wagon, ma una «Coupé», che debutta nel 1970. Quando nel 1976 cessa la produzione della prima serie della «100», ne sono stati prodotti più di 800.000 esemplari, un successo che consente alla Casa di Ingolstadt di conservare la propria autonomia. Nell’estate del 1972 è la volta di un’Audi completamente nuova, non solo nell’aspetto, ma anche nella meccanica: motore a quattro cilindri con distribuzione monoalbero a camme in testa, sterzo con raggio d’incidenza negativo. Si chiama «80» ed è anche la prima vettura della Casa tedesca a essere verniciata con una speciale vernice a base di polvere di zinco al fine di prevenire la corrosione. L’«80» ha un successo immediato: in sei anni ne saranno prodotti oltre un milione di esemplari. A questa berlina media si affianca nel 1974 la piccola «50»: lunga solo 3,50 metri e con motore di 1050 cm³ da 50 CV, suscita subito molto interesse ed è venduta in più di 180.000 unità. Poi sul finire degli anni 70 l’Audi tenta un ulteriore salto di qualità con la nuova generazione della gamma «100». Il 1977 segna il debutto della berlina (motore 5 cilindri di 2,2 litri), cui segue l’originale «Avant» caratterizzata dal portellone inclinato. Ma la novità più importante, che segna una delle fasi più importanti nella storia della Casa tedesca, è il lancio della trazione integrale sui propri modelli nella primavera del 1980, al Salone di Ginevra. La versione «quattro» dà un nuovo impulso all’intera industria automobilistica, tanto che negli anni seguenti nessuna Casa di automobili poté permettersi di non avere in listino almeno una versione «4x4». Insomma, l’ingranaggio «quattro» si è ormai messo in moto, nato da un’idea di un tecnico Audi che nella primavera del ’77 montò la trazione integrale che equipaggiava la fuoristrada di casa, la «Iltis», su una «80». La «quattro» ottiene un immediato successo, sia nella produzione di serie sia nei rally. Sempre all’avanguardia della tecnica, recita il motto Audi, e così, nel 1983, la Casa tedesca inizia, prima fra tutte le europee, a produrre auto dotate di marmitta catalitica, per rispettare le nuove norme antinquinamento che sarebbero entrate in vigore a partire dal 1986. Dopo che, nel marzo del 1977, con l’ultima «RO80», viene interrotta la lunga tradizione del marchio NSU, si pensa a fondere marca e impresa in un unico concetto. L’idea si concretizza nel 1985: l’Audi NSU Auto Union AG diventa semplicemente Audi AG. Alla variazione della ragione sociale corrisponde anche il cambiamento della sede, che si trasferisce da Neckarsulm a Ingolstadt. Verso la fine del 1985 l’Audi conta complessivamente 1467 apprendisti, tra cui 144 giovani donne nel settore commerciale. Grazie a un vasto programma di modifiche nell’ambito della vendita e del marketing, l’Audi vuole poi consolidare e ampliare la sua posizione sul mercato. Con la produzione dell’ammiraglia «A8» nell’ottobre del 1988, il centro di consegna a Neckarsulm inizia a offrire alla clientela la possibilità di ritirare personalmente la propria vettura direttamente dalla fabbrica. Con la caduta del muro di Berlino, nel novembre del 1989, l’unione monetaria del 2 luglio 1990 e la riunificazione delle due Germanie, gli inizi degli anni 90 sono contrassegnati da una forte crescita del mercato interno, mentre sui mercati mondiali si intravedono i primi segnali di crisi economica. La recessione economica mondiale inizia ad avere effetti negativi nel 1993, quando la produzione Audi diminuisce notevolmente. Poi, nel 1994, la ripresa, grazie al successo della «A4» che, assieme ai modelli «A6», «A8» e alle versioni sportive, consente di aumentare sensibilmente le vendite. Ma i tecnici dell’Audi non dedicano le loro attenzioni soltanto ai modelli sportivi, come la nuova «Coupé», o a quelli dotati di motori a benzina con molti cavalli, come i propulsori a 5 cilindri con distribuzione a 20 valvole (170 CV) o sovralimentati con turbo (220 CV); da tempo, infatti, la richiesta di una vettura parca nei consumi e poco inquinante è diventata sempre più insistente. La risposta Audi si chiama «TDI» (turbodiesel con iniezione diretta) ed è presentata sotto forma di un motore a gasolio di 2,5 litri a 5 cilindri da120 CV cui segue la versione più conosciuta, quella a quattro cilindri di 1,9 litri da 90 CV. A segnare l’inizio di una nuova era è però, nell’autunno del 1993, la presentazione al Salone di Francoforte del prototipo di alluminio «ASF» (Audi Space Frame). Motore V8 turbodiesel a iniezione diretta e, soprattutto, carrozzeria berlina di lega leggera. Assieme all’Alcoa, l’Audi ha realizzato un telaio nel quale ogni singolo pezzo è integrato nella funzione portante. In questa cellula di carrozzeria, l’«Audi Space Frame» appunto, vengono poi integrate ampie lamiere di alluminio. L’inedita ammiraglia di lega leggera, la «A8», con la quale si inaugura anche la nuova terminologia dei modelli Audi, debutta nella primavera del ’94 al Salone di Ginevra. Nel settembre del 1996 viene presentata l’«A3», al fine di conquistare nuovi clienti nella classe compatta. Ma per competere sul mercato mondiale non basta che una casa automobilistica offra qualità superiore, sicurezza e prestazioni tecniche convincenti. La sua immagine dipende anche da fattori emotivi e così l’Audi presenta la «TT Coupé» e la «TT Roadster» proposte sul finire degli anni 90 anche con motore turbo e trazione integrale. Ma, nel settore delle sportive, il fiore all’occhiello dell’Audi è comunque la Lamborghini, acquistata nel 1998, mentre, per finire il secolo sempre all’avanguardia della tecnica, la Casa di Ingolstadt espone in anteprima al Salone di Francoforte del 1999 una piccola raffinata, la «A2», caratterizzata dalla carrozzeria di alluminio e «space frame». La salvaguardia e la tutela del marchio, il rispetto delle proprie tradizioni e del proprio patrimonio passano anche attraverso le forme, lo stile dei modelli prodotti e così nel 2003 l’Audi è alla vigilia di un radicale rinnovamento delle sue linee affidato alla creatività del designer italiano Walter de’ Silva. |
61^ TARGA FLORIO | |