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Antonio PUCCI (Palermo, 23/8/1923 – Palermo, 15/7/2009) fu un pilota automobilistico italiano degli anni '50 e '60. Fu collaudatore ufficiale della Porsche e vinse la Targa Florio nell'aprile del 1964 con il pilota inglese Colin Davis. |
1953 decimo assoluto nella 37 Targa Florio con la LANCIA AURELIA B20/2500 .
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43^ TARGA FLORIO 24 maggio 1959 ANTONIO PUCCI terzo assoluto su PORSCHE 356 A CARRERA 1600 in coppia con HUSCHKE VON HANSTEIN | |
44^ TARGA FLORIO 8 maggio 1960 In coppia con HUSCHKE von Hanstein sulla PORSCHE 356 è costretto al ritiro. | |
48^ TARGA FLORIO 1964 I VINCITORI ANTONIO PUCCI e COLIN DAVIS | |
49^ TARGA FLORIO 9 maggio 1965 PORSCHE 904 GTS 2,0 (#94) - ANTONIO PUCCI / GUNTHER KLASS | |
50^ TARGA FLORIO 8 maggio 1966 Terzo assoluto per la PORSCHE CARRERA 6 di ANTONIO PUCCI e VINCENZO ARENA | |
IL RICORDO DI ANTONIO CATANZARO (DON FLORIO) |
“ Mi hai portato carciofi e taralli ? " Gli ho detto : no, caro “zio", questa volta non te li ho portati, questa volta Ti ho portato il mio cuore e le mie lacrime, perché ho perso un vero amico, un uomo tutto d‘un pezzo, un uomo grande grande, un signore che ha la capacità di risolvere questioni e problemi della vita, uno che ha esperienza e che sa trovare tutte le soluzioni, uno che non ha paura di nessuno, uno che ha sempre la risposta pronta a che manda affanculo chi si senta intelligente ma poi dimostra di essere un cretino. Barone, Tu mi hai insegnato tante cose, mi hai aiutato a mi hai consigliato sul come realizzare un museo, sei stato il primo che senza tergiversare mi hai dato tuta a casco, senza domandarmi nulla in cambio, Tu mi hai data il Tua cuore a la Tua amicizia, come posso dimenticare queste cose ? Ora non posso più metterti in contatto con gli amici, l’ultima volta Ti ho portato l'ingegnere tedesco che Ti ha fatto parlare col Tuo amico Piter Falck, che non sentivi da tanto tempo. Ora, senza bisogno di telefonate, sei in contatto con tutti i piloti della Targa e pure con il a pura col Cavalieruzzo, amico Tuo, con Raimondo Lanza di Trabia, con La Motta e Bordonaro e financo con Tubbolino, il Tuo amico di Cerda; ora sei in buona compagnia, ma guarda ! C'é pure Ricardo Rodriguez a Lorenzino Bandini con Regazzoni che fanno baldoria e vogliono che Tu corra ancora con loro, è ora di andarmene; guarda, Barone, divertiti con gli amici ma conservami un posto che un giorno voglio correre anch'io, preparami una macchina che voglio vedere se corro più forte di Pitrinu il Panellaro, mi pare difficile ma ci voglio provare, lui era un amico per me e Tu lo sai, salutamelo tanto; é questione di tempo, ma insieme dobbiamo vederci tutti lassù. Ciao, e riposati in santa pace. Ciao, Tuo nipote Antonio, il folle. |
UN GATTOPARDO AL VOLANTE intervista di Gaetano Sconzo (da la Manovella Aprile 2004) Il Barone sta lì, davanti alla gigantografia di un avo che troneggia sulla parete di quel sacrario dell'automobile che è il grande salone di Villa Padura, in questo paesino sul versante sud delle Madonie, ai piedi del colle sovrastato dal santuario della Madonna dell'Alto. Se la ride nell'atto di stringere idealmente la mano al bisnonno materno Giuseppe Bonaffini - morto nel 1902 - e si lascia sfuggire una confessione: "E' stato il mio grande ispiratore, ma non so se sia stato 'peggiore' lui o se lo sia stato io...". E già, il barone Antonio PUCCI è stato un buon pilota automobilistico, ma, a dire il vero, la stoffa ce l'aveva nel sangue. Ma è anche - la precisazione è dedicata a chi non lo conosce - una sorta di estremamente signorile scavezzacollo che, più cresce, più scavezzacollo diventa. Ed è un gagliardo ottantenne che conserva una forma fisica ed una vitalità giovanile invidiabile. Un simpathy-man di assoluto spessore che quando toglie la "sicura" alla lingua - e lo fa ogni 60 secondi - è consigliabile allacciarsi le cinture per non rischiare di finire a terra, sganasciandosi per le risate. |
ANTONIO PUCCI Tratto da Sicilia Motori - Anno V - n. 1/2 (46) Gennaio - Febbraio 1986 di Dario Pennica La sua vita è la storia delle corse in Sicilia Occhi neri, capelli neri, baffi neri, un caratteraccio. Va forte se continua a volerlo fare ce ne farà vedere delle belle... ". Enzo Ferrari lo ricorda così; lo chiama "neger" (negro) e nel 1955 gli offre pure una sua automobile per correre in qualche gara. E’ breve amore, però, e il "Barone neger" si sente più a suo agio con quelli della Porsche; a Stoccarda, in breve, diviene uno di casa. Ha vinto una sola "Targa Florio" ma divide con Nino Vaccarella (due volte primo e più volte protagonista) l'identificazione con la corsa di Florio. Capital in un suo servizio lo ha definito "l'ultimo Gattopardo"; lo conoscono dappertutto come il "Barone" . E di nobile ha anche l'aspetto, non ha perso un filo del tratto e del sorriso che dovevano avere i "ragazzi" di Florio. Ha tante storie da raccontare, vi mette enfasi, forse a volte esagera ma può permettersi anche questo: quel fondo di verità è tale da essere invidiato. Se non lo si conosce incute grande rispetto, a veder tanta simpatia, finisce di conquistarti quando ti dice che puoi chiamarlo semplicemente “Zio Antonio''. E così è nel mondo che più gli piace. Antonio Pucci di Benisichi ha scritto la sua storia in parallelo con quella dell'automobilismo sportivo in Sicilia; dal dopoguerra è stato fra gli ispiratori di tutta l'attività è forse l'unica vanteria che ama sottolineare senza però mancare di precisare che lui è stato un ''pioniere'' insieme a Bordonaro, Lanza, La Motta, Cammarata, Musumeci, Albanese. Gli chiedi di raccontarti la sua vita e si emoziona; incrina la voce e poi sembra non essere più là ma tornato veramente in quei tempi; parla con lo sguardo nel vuoto, evoca figure e quando ti sembra che sia un anziano signore pieno solo di ricordi ti stronca il pensiero, riportandoti bruscamente al presente con lucide analisi e nessun odioso paragone. PUCCI, CHI E... Palermitano, è nato il 29 agosto del 1923 quando si erano spenti gli echi della prima guerra mondiale. 'Per mia fortuna - rammenta - appartenevo ad una agiata famiglia di possidenti agricoli, vivevamo d'inverno a Palermo, mentre nei periodi delle "raccolte" le Madonie e Pietraperzia divenivano la nostra sede: crebbi senza particolari problemi; le automobili entrarono nella mia vita tramite mio padre, grande amico di Vincenzo Florio. Maturai a fianco di questo uomo affascinante, in via Catania a Palermo all'Automobile Club Sicilia andavo più volentieri che a scuola. Divenne dunque un fatto normale iniziare a gareggiare. Purtroppo il secondo conflitto mondiale mi costrinse ad attendere molto tempo''. '’Non ho un ricordo preciso - risponde ad una precisa domanda – su quando iniziai veramente il mio rapporto con le corse: dal '36, ragazzino, non persi una edizione del "Giro di Sicilia", della "Targa" vivendo da vicino tutte le emozioni. Eppure nonostante questi qualificati contatti Antonio Pucci ed i suoi amici non ebbero mai la presunzione di considerarsi eredi di qualcosa ma solo autorizzati a proseguire l'opera di Don Vincenzo. "Florio lo ricordo come un gran simpaticone, un uomo senza peli sulla lingua che amava tutti gli sport (organizzò anche due Targhe Florio motociclistiche), fondò la Primavera Siciliana per incrementare il turismo cogliendo l'opportunità delle corse. E sceglieva il mese più bello per le Madonie: maggio. Ricordo ancora le grandi feste di Villa Igea. Credo che oggi, nonostante la massima professionalità, è impossibile ritrovare quello stile e quel gusto'’. Conserva ancora una foto ingiallita dal tempo con l'immagine di un uomo in tuta: Campari; che dedicò qualche riga al ''piccolo Antonio”. Il ''piccolo Antonio" che andava ai pic-nic insieme a Tazio Nuvolari, Achille Varzi, Luison Chiron, e altri campioni del volante. LA PRIMA GARA' Antonio Pucci con Piero Taruffi Nel settembre del 1947 Antonio Pucci disputa la "Catania-Etna" che segnò la ripresa dell'attività agonistica dopo la guerra: pilota una Fiat 1100 sport classificandosi al terzo posto di classe e quinto assoluto nella gara vinta dal napoletano Rocco con un 2800 Alfa biturbo. Alle sue spalle arriva il barone Cherubini, un calabrese; dietro di lui altri sessanta concorrenti. Ha 24 anni ma sa che, dopo quella esperienza, non avrebbe fatto il professionista, per amore delle proprie tradizioni e della propria terra dalla quale in caso contrario si sarebbe dovuto staccare. I 'RIBELLI' Avevano voglia di correre i giovani uomini che si erano formati alla corte di Florio e quando l'ostracismo delle autorità sportive mette in crisi l'attività, con tanto coraggio formano la CSAS (Commissione Sportiva Automobilistica Siciliana); per Antonio, che ha accanto in questa nuova avventura ed in questo atto di coraggio, i soliti amici, non è difficile fare il “rivoluzionario”. Gli piace rammentare che Colajanni e l'onorevole Alessi gli hanno insegnato tanto e da loro ha fatto proprio la pura dottrina socialista che ispira le sue scelte di vita. "Gli Automobile Club ci mettevano i bastoni fra le ruote, volevano crearsi una poltrona, ieri come oggi. Lo sport passava in secondo piano: non lo amano e non lo amavano. Trabia presiede la CSAS, Florio non ne fece mai parte ma era componente la Commissione Sportivainternazionale e credo anche presidente della ASAI, solo perchè non avvertì l'esigenza, pure se non negò il suo appoggio a questi quattro ragazzi ai quali, però, è giusto dirlo oggi, bisogna dire grazie se vivono le corse. E se qualcuno può mi smentisca pure. Fui io a convincere mio nonno affinché aiutasse Mingrino nella creazione dell'Autodromo di Pergusa, e poi i presidenti della Regione come Giuseppe Alessi e Restivo, ci misero in condizioni con finanziamenti di proseguire e sviluppare l'attività". I PIONIERI "Erano tempi della Pirato-Enna voluta da Stefano La Molta che da Nicosia andava al consorzio Agrario di Enna; dell'impegno di Nicola Musumeci per la"Coppa Galatea" che si correva sulle strade asfaltate della sua proprietà ad Acireale; inventammo la "Coppa dei Templi", la "Monte Iblei", la "12 Ore Notturna di Siracusa" in occasione di un Gran Premio di Formula 1 insieme a Nino Farina, Alberto Ascari, Gigi Villoresi, Principe Bira, dopo che andammo in giro nottetempo a Siracusa e all'autodromo incontrammo, l'organizzatore Buttafuoco, uomo validissimo, propose di fare una corsa per vetture turismo gran turismo. A Messina si torna a correre la "Colle San Rizzo", la "12 Ore'’ tutto voluto dalla nostra passione e agevolato dal tempo e dalle possibilità economiche che non ci mancavano. Ieri facemmo tutto ciò, poco tempo dopo che i rally sono state nostre creature: ripeto di me, di Giacomo Sansone, di Vicio Aquila. In tutta la Sicilia abbiamo fatto storia e scuola”. PUCCI OGGI Affermazioni severe che non saranno scevre da critiche; in stile con il personaggio che non usa mezze frasi ma dice esattamente ciò che pensa. Proprio perciò spesso è stato considerato scomodo e mai è sembrato bramoso di poltrone che, comunque, gli sarebbero scottate sotto per la decisione con la quale siamo immaginare avrebbe operato. Ma tutto ciò forse, non gli ha attirato simpatie. Anche perché da lui si "pretendeva" una presenza più definita nel mondo dell'automobilismo sportivo. Che Pucci però contesta se fatta solo di giacche blue, vernissage, e tante parole. Non ama gli "arrampicatori'' tant’è che si dimetterà dall'Automobile Club Palermo dopo la prossima edizione della Targa perché non condivide alcune scelte su uomini esterni. L'incontro in seno al gruppo giudici di gara lo ha lasciato da un pezzo contestando e non in silenzio. Per lui, educato con lo spirito sportivo di Florio le corse sono solo passione. La stessa che lo rese ebbro di gioia quando nel '51 vinse la sua prima corsa, la "Coppa Nissena", onorando anche la memoria del padre, Giulio, che la salita di casa se l'era aggiudicata nel’ 22. Quella vittoria venne dopo innumerevole serie di primati di classe. Naturalmente nel suo cuore c'è il successo "Targa Florio", quella del 1964, vinta in coppia con Colin Davis al volante della Porsche. LA 'TARGA' NEL CUORE La tipica espressione gioviale del "barone". Alle sue spalle il giovane Nino Vaccarella "Zio Antonio" ricorda come ieri quella domenica del maggio 1964: “La vittoria della Targa mi sembrava dovuta; già in edizioni precedenti mi era sfuggita per un soffio e quindi quando a sei giri dalla conclusione io e Colin ci ritrovammo comodamente in testa pensavamo già di avercela fatta. Come sono stati lunghi gli ultimi 72 chilometri, impiegai 44 minuti in mezzo a tanta folla plaudente: ho sempre apprezzato mag-giormente la tecnica nelle automobili e pertanto sapevo perfettamente che cedendo anche il più piccolo particolare avrebbe potuto vanificare tutto. Scorgere la familiare sagoma di Floriopoli è stato quasi come una liberazione. Poi ricordo solo tanta festa e mi è rimasto impresso un particolare: trascorse circa un 'ora prima che potessi abbracciarmi con Von Hanstein, il Direttore Sportivo”. LUI E FERRARI Pucci ha corso contro i fratelli Rodriguez, a fianco di Linge, con la squadra ufficiale Lancia grazie all'interessamento del Conte Federico e del Comandante Albanese, ai tempi concessionari a Palermo (era il '53): era suo compagno con la squadra torinese Maglioli che vinse a Monte Pellegrino stabilendo il record. Eccolo mettere a dura prova la Porche 908 durante dei collaudi prima della gara madonita Poi lo stesso Pucci riuscì a migliorarlo nel 1955. Maserati e Ferrari, furono le Case che per più tempo attirarono la sua attenzione; nel '55 ha una vettura ufficiale della squadra Ferrari e ritrova in veste di "capo" il Commendatore che in casa Pucci era stato una presenza abituale ogni qualvolta era venuto in Sicilia insieme a Pintocuda oggi scomparso. Più che di Enzo Ferrari e del suo mito, Antonio Pucci divenne amico del figlio, il quasi coetaneo Dino conosciuto a Modena nel '53; lo ricorda come un grosso tecnico che possedeva una 600 che viaggiava come una Ferrari e pilotava con grande maestria. Ma Pucci non chiese mai nulla di più... IL ‘CONTATTO’ PORSCHE Nel 1958 Piero Taruffi a Roma consiglia il giovane siciliano Pucci a Von Hanstein della Porsche che andava alla Targa e cercava due uomini per due vetture diverse (l'altro era Giorgio Scarlatti): seguiranno tre titoli europei gran turismo della squadra Porsche di cui faceva parte (dal '59 al '61). Pucci alla guida di una Formula Junior Quello che Antonio Pucci chiama il "gioco" con la Porsche, lo seguirà sino alla fine della sua carriera di pilota e proseguirà ancora per qualche anno nella veste di collaudatore per la prestigiosa Casa tedesca pilotando le più sofisticate automobili prodotte a Stoccarda. Pilota ufficiale Porsche; pagato e riverito. Roba da far impazzire di gioia un giovane dei giorni nostri. Erano altri periodi in cui Pucci, Linge. Strelhe, dividono i premi, vinceva comunque e sempre la squadra. Era costretto a ritirarsi spesso lo scuro"contadino'' di Sicilia in circuiti sperduti in Europa: le automobili che pilotava, infatti, non dovevano tagliare il traguardo perchè non bisognava far vedere agli altri le innovazioni e le sperimentazioni saggiate. Torna ancora indietro con il pensiero; è la “Targa” del ’62 con la RSK 1600 opposta alla GTO Ferrari e Pucci si toglie Scarlatti dalle spalle ritardando una staccata su un dosso nella discesa di Campofelice; tanto fu sufficiente per vedere la rossa vettura di Maranello fermare la sua corsa contro un parapetto dove era scivolato “ingannato” dall’esperto Antonio. IL PERSONAGGIO A volte, qualcuno, interpretando alla perfezione uno dei nostri principali difetti di siciliani di sottovalutare cioè tutto ciò che appartiene alla nostra terra e i personaggi stessi, finge noia ai racconti di Zio Antonio. Probabilmente neppure possono credere che la vita sportiva di “questo vecchio” come ha iniziato a definirsi prima ancora che i suoi capelli si imbiancassero, coincide con la storia dell’automobilismo sportivo siciliano. Eppure quando si incontra con i compagni di allora, come Romolo Tavoni, i ricordi si intrecciano, le date coincidono. I presenti restano quasi incantati ad ascoltarli; ridono al gestuale di Pucci; ne amano l’atteggiamento e le inflessioni; invidiano questo pezzo di Sicilia. E noi dobbiamo essere orgogliosi di conoscerlo ed apprezzare la malinconia con la quale si stacca ogni giorno di più dall’ambiente che, nonostante delusioni sul piano umano e sconfortato da beghe, lotte, e dalla mancanza di uomini nuovi che mostrino di avere polso per governare la situazione, continua ad amare. “Ragazzi state attenti a non distruggere tutto ciò che si è fatto; dite abbiamo fatto e non ho fatto. Lo sport non è fatto di individualismo; i deboli e frustrati cercano realizzazioni in vana piaggeria. Se continuano così questi uomini non asceranno nessuna traccia ne positiva ne negativa. E lo sport andrà avanti per inerzia. E il mio unico rimpianto” . E se è così sarà anche e soprattutto il nostro. E chiude con una frase in dialetto madonita: “ Megghiu Re nò me pagghiaru ca nuddu a Palermo”. Come dire che mancando un unico ponte di comando c’è spazio per tanti piccoli polverizzanti feudi. Con le conseguenze immaginabili. |
Desideriamo ricordare il Barone Antonio Pucci a nostro modo, da siciliani, quali siamo. L’americano Toly Arutunoff è stato uno dei tantissimi veri piloti gentleman che, sin dai primi anni sessanta, venivano in Sicilia da oltre oceano con le loro vetture per avere il piacere e l’onore di “correre in Targa Florio”. Qui, ad accogliere Lui e gli altri come Lui, tutti gli sportivi siciliani e tutti i piloti siciliani, con la loro immensa appassionata ospitalità ed umanità. Un giorno “Toly” ci raccontò un episodio particolare, protagonista assoluto il Barone Antonio Pucci. Alla Targa Florio del 1971 “Toly” portò con sé, dalla sua lontana Oklahoma, una“americana”Chevrolet Corvette. Alle verifiche tecniche i commissari furono intransigenti ; non fecero "passare" quella Corvette,troppo" americana" ( roll-bar irregolare ). Il Barone Antonio Pucci, lì presente,andò letteralmente su tutte le furie per l'eccessiva "pignoleria" - a suo dire - di quelle verifiche sulla Corvette dell'amico americano ..... nell’occasione suo “ospite”. Ci furono - raccontò “Toly” - discussioni accese e molto colorite ..... Il Barone Antonio Pucci non poteva assolutamente concepire , da gran sportivo quale era , che qualcuno potesse venire alla Targa, dalla lontana America, per essere poi “fermato” soltanto da qualche freddo “burocrate”. Da allora “Toly” è rimasto sempre in contatto col “Barone Pucci di Sicilia”. Non ci fù verso. “Toly” non fece quella Targa del 1971. Siamo certi che il Barone Antonio Pucci, ancora oggi, che non è più tra noi, è sempre irritato con quei freddi “commissari - burocrati”.Antonio Pucci resterà sempre nella memoria degli sportivi siciliani. Un vero prototipo della passionalità siciliana. Uno degli ultimi “Gattopardi” di Sicilia. Una perdita enorme. Lo ricorderemo sempre. |