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Leggendaria marca fondata da Colin Chapman, ex pilota della RAF, nel 1948. Per maggiore chiarezza, giova scindere la storia del marchio automobilistico da quella della scuderia. La prima automobile progettata da Chapman è una vettura da trial (le micidiali corse in salita su fondi accidentati assai popolari in Gran Bretagna) assemblata con parti meccaniche di un’Austin «Seven». Più importante sotto il profilo tecnico la cosiddetta «MK II» (in realtà, è soltanto un modo per riconoscere il secondo modello costruito da Chapman, non esistendo ancora il marchio Lotus vero e proprio), realizzata tra il 1949 e il 1950: anche in questo caso, la parte meccanica deriva dalla «Seven», ma la trasformazione è decisamente più impegnativa, con l’aggiunta di elementi tubolari e l’impiego di un motore Ford, senza contare alcune soluzioni stilistiche che si ritroveranno nella produzione Lotus di lì a venire. Nel 1952 Chapman fonda la Lotus Engineering, con la ferma determinazione di diventare un costruttore a tutti gli effetti; in realtà, sul piano industriale la Casa non riesce a emergere e per molto tempo ancora l’attività sarà legata all’impegno agonistico, peraltro di enorme successo. Del resto, il primo modello di serie della Lotus, la «Seven» («MK VII», secondo l’originaria denominazione) va considerata la derivazione stradale di un modello da corsa. Questa vettura rimarrà in produzione sostanzialmente immutata fino al 1973, quando i diritti di produzione saranno ceduti alla Caterham. Nel 1957 la «Seven» è affiancata dall’«Elite», berlinetta granturismo con motore 1200, carrozzeria monoscocca di plastica e struttura portante di resina. Sul finire del 1962, quando la «Seven» è ormai arrivata alla seconda serie, appare l’«Elan» con motore 1600, una splendida sportiva caratterizzata dai fari a scomparsa. Poco dopo, la Lotus inaugura la moda delle berline di serie «vitaminizzate», quando la Ford presenta la versione sportiva dell’altrimenti paciosa «Cortina». Nel frattempo, alla parabola discendente dell’ormai anziana «Elite» fanno seguito nuove versioni dell’«Elan» (motore bialbero, «S2 coupé», la 2+2, la «Sprint» da 126 CV) e l’«Europa» con motore centrale di derivazione Renault. La gamma rimane sostanzialmente invariata fino alla metà degli anni 70, quando appaiono la nuova serie dell’«Elite» e, nel 1975, le granturismo «Esprit» ed «Eclat». Nel 1979 la Talbot lancia una versione con motore Lotus bialbero 2200 della «930/1300», la celebre Talbot - Lotus, che darà spettacolo nei rally di mezzo mondo. Nel 1982, anno della morte di Chapman (a soli 54 anni), è la volta dell’«Excel», mentre quattro anni dopo la GM acquista una parte maggioritaria del pacchetto azionario Lotus. Nel 1990, mentre nel frattempo la potenza dell’«Elite» cresce progressivamente fino a sfiorare i 300 CV, avviene il primo cambiamento epocale: la nuova «Elan», spider a due posti, adotta la trazione anteriore, sconcertando la frangia più tradizionalista del pubblico. L’auto riscuote comunque un buon successo. Nel 1993 Romano Artioli acquista dalla GM la Lotus. Nel 1995 la Lotus torna all’antico, rispolverando con l’eccellente «Elise» un’impostazione tecnica «alla Chapman». Al Salone di Ginevra del 1996 compare la versione V8 dell’«Elite» e nell’ottobre dello stesso anno è annunciato che la proprietà dell’azienda è passata nella mani del gruppo malese Proton. Da lì in poi sono arrivate numerose versioni speciali dell’«Elise» e poco altro (salvo qualche Proton marchiata Lotus per darsi importanza). L’avventura sportiva della Lotus, invece, prende avvio nei primi anni 50, con i molti progetti dedicati alle vari formule minori inglesi, fra i quali spiccano la «MK VIII» del 1954 e la «MK XI» del 1956. Nel 1958 avviene il debutto in Formula 1, con una «15» guidata da Graham Hill, ma sarà soltanto l’anno dopo, con la «18», che le auto di Chapman diverranno veramente competitive: nel 1960, Stirling Moss si aggiudica il primo Gran Premio della storia Lotus, a Montecarlo. Sta per iniziare l’era di dominio assoluto di Chapman e delle sue auto: quando un giovane Jim Clark viene chiamato a guidare la nuova «25» l’opera del geniale progettista inglese è completa. Auto e macchina saranno un binomio inscindibile e di straordinario successo per gli anni a venire, segnati dalla conquista del Mondiale nel 1963 e nel 1965 nonché dalla vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis. Dopo un periodo di appannamento, dovuto essenzialmente alla scelta di motori BRM (poi sostituiti con i Cosworth), la Lotus torna a vincere il Mondiale con Hill, Rindt (titolo postumo) e Fittipaldi. Da ricordare che Chapman inaugurò (Montecarlo 1968) l’era degli sponsor sulle Formula 1. Nel 1978, altro alloro con Mario Andretti sulla «79». Dopo la scomparsa di Chapman nel 1982, il team passa nelle mani di Peter Warr, ma sono anni sfortunati, nonostante la presenza di molti piloti di vaglia. I tempi d’oro non ritorneranno mai più e il team scomparirà nel 1985, a testimonianza che la leggenda Lotus è stata più che mai legata alla genialità del fondatore. |
54^ TARGA FLORIO 3 maggio 1970 La Lotus 46 Europa con motore Renault di Nardini / Sebastiani | |
57^ TARGA FLORIO 13 maggio 1973 Girdler / Goellnicht su Lotus Europa 74 con motore Ford - Lotus twin cam ... | |
... anche a colori ! |