1930 Nomi importanti: Campari, Varzi, Nuvolari, Borzacchini. C'è anche Ernesto Maserati su Maserati. Giovanotto, ecco CHIRON che un giorno ritroveremo, esperto di gastronomia, al quiz della televisione. La gara sarà tutta un dialogo, botta e risposta, tra la Bugatti di Chiron e l'Alfa di Varzi. Primo,Varzi, con due minuti di distacco. Ma subito all'infermeria! Deve farsi medicare parecchie dolorose scottature. E' accaduto, in piena corsa, che dall'Alfa di Varzi si sia staccata la ruota di scorta, e la ruota staccandosi ha fatto uno strappo nel serbatoio della benzina. Varzi intuisce, dagli scoppiettii del motore, d'essere quasi in secco. Alla prima stazione di rifornimento afferra una latta di benzina, e nemmeno si ferma. La versa col motore acceso, e la macchina in corsa. Il polso di Varzi è saldo, ma un po' di benzina si sparge e sgocciola sul tubo di scappamento. Attorno alla macchina incominciano a guizzare le fiamme. Varzi fa segno al meccanico di spegnerle a colpi di cuscino. E per fargli spazio, guida con le braccia di traverso, rannicchiato in un angolo. |
LA TARGA FLORIO E L'IMPRESA DI VARZI La P 2, mandata in pensione dall'Alfa Romeo nel 1926 fu riesumata dalla Casa del Portello nel 1930 per correre la Targa Florio, dove da sei anni non riusciva a ottenere risultati. Rivisitata e corretta, fu affidata al giovane Achille Varzi che ne fece l'arma della "vendetta" Alfa e strumento di una sua personalissima affermazione ottenuta dopo un finale al cardiopalma, con l'auto in fiamme a pochi chilometri dal traguardo! Di Maurizio Tabucchi Dopo la trionfale stagione del 1925, culminata con la vittoria del primo campionato del mondo, l'Afa Romeo decise di "aggiornare" il proprio marchio circondandolo con una corona di alloro argentata, simbolo della supremazia sportiva raggiunta. Subito dopo però le invincibili P2 che le avevano appena garantito il primato subirono un netto ridimensionamento. La loro straripante supremazia tecnica fu infatti vanificata dal nuovo regolamento internazionale per le vetture Grand PRIX, entrato in vigore nel 1926. Questo imponeva la riduzione della cilindrata massima a un litro e mezzo e 700 kg di peso minimo, contro la precedente che era di due litri e 650 kg. La decisione parve a molti una specie di colpo di mano perpetrato ai danni della Casa italiana che, forte di un incontrastato predominio, aveva finito per indispettire i concorrenti stranieri. Data l'impossibilità di realizzare in breve tempo una nuova vettura, l'Alfa Romeo dovette rinunciare momentaneamente alle corse. Il suo ritiro fu formalmente motivato dall'impegno crescente che richiedeva la produzione in serie delle proprie vetture. In più doveva occuparsi del lancio oramai prossimo della nuova 6C 1500 Normale, vettura che aveva subito effettivamente gravi ritardi nella sua realizzazione, ma certo non per colpa dell'impegno agonistico della squadra e dei suoi tecnici. Piuttosto il ritardo era dovuto alla cronica crisi economica che affliggeva la Casa del Portello. Ma di questo naturalmente si evitò di parlare. Le P2 pressoché inutilizzabili se non per impieghi in gare non titolate, vennero così cedute a privati. Giuseppe Campari e Gastone Brilli Peri ne acquistarono una ciascuno, mentre una terza finì nelle mani di Alfredo Nasturzio, industriale di Genova noto per la sua smisurata passione sportiva. Questi la trasformò in una vettura stradale, dotandola di parafanghi e di un impianto elettrico. Le P2 così decadute parteciparono comunque ad alcune gare. Tra queste il Gran Premio di Roma del 28 marzo del 1926, dove Gastone Brilli Peri e Giovanni Bonmartini ottennero rispettivamente il secondo e terzo posto dietro la Bugatti di Aymo Maggi. Il 6 agosto 1927 Campari fece di meglio, vincendo il circuito di Pescara. Poi fu secondo a Monza dietro a Pietro Bordino che guidava l'impressionante Fiat 806-406, una dodici cilindri da 240 km/h che rientrava in gioco dopo essere stata prematuramente accantonata tre anni prima. Con la sua P2, il 4 agosto del 1928 Giuseppe Campari vinse anche il Circuito di Pescara, facendo registrare il giro più veloce, alla media di quasi 122 km/h. Con la stessa vettura, Achille Varzi, il giovane astro nascente dell'automobilismo italiano, ottenne uno splendido primo posto al circuito di Alessandria. Era il 21 aprile del 1929. In quella occasione il pilota di Galliate riuscì a mettere alle sue spalle le Maserati di Borzacchini e dello stesso Ernesto Maserati. Poi, un mese dopo (era il 26 maggio), vinse anche il Gran Premio di Roma, mentre Gastone Brilli Peri, che era tornato in possesso di un'altra P2 finita alla scuderia Materassi, conquistò il secondo posto. Suo il giro più veloce, alla straordinaria media di oltre 133 km/h. Le vecchie P2 non volevano proprio andare in pensione. Varzi ne confermò ulteriormente il valore aggiudicandosi anche la Coppa Ciano (Livorno, 20 aprile 1930) e poi trionfando nuovamente sul Circuito di Alessandria. In verità, la sua vettura non sembrava più la P2 che tutti conoscevano, ma un curioso ibrido: una specie di 6C 1750 Gran Sport, anche se era sempre la vecchia Grand PRIX. Che cosa era accaduto? All'indomani della vittoria nel Campionato del Mondo, la Casa del Portello aveva optato per le gare su strada dove le sue RL Super Sport, ma soprattutto le nuove 6C 1500 Mille Miglia Speciale e le 6C 1750 Super Sport si erano aggiudicate fra il 1926 e il 1929 un numero infinito di vittorie. Ciononostante Vittorio Jano (il progettista delle P2 e delle 6C) nell'imminenza della stagione sportiva del 1930, aveva deciso, a sorpresa, di riacquistare le sue Grand PRIX richiedendole a Varzi e a Brilli Peri. Si era infatti convinto che le P2 potevano essere ancora competitive se solo fossero state sottoposte a un efficace aggiornamento per adattarle all'uso stradale. La stessa strada fu battuta anche dalla Scuderia Ferrari, da poco costituita. Ferrari stesso si adoperò per proprio conto recuperando in Argentina un terzo esemplare che era stato guidato saltuariamente da Vittorio Rosa. Gli interventi di trasformazione riguardarono soprattutto avantreno, freni e ponte posteriore che dalla nuova 6C vennero trasferite pari pari sulle P2 che, rispetto alla configurazione originale, mantennero praticamente solo il telaio e il motore. Per dare maggiore rigidezza al telaio, venne introdotta anche una barra di collegamento fra i due magnoni anteriori, che anticipava la soluzione prevista sulla 8C, ancora in fase di progettazione. Le tre P2 così recuperate dall'Alfa, assunsero conseguentemente una fisionomia assai simile a quella delle 6C 1750 Grand Sport, dato che la cassa del radiatore, il cofano e il coupevent erano esteticamente pressoché identici ai componenti della 6C. Nella parte posteriore a siluro, abbandonata la versione a coda tronca; fu alloggiata la ruota di scorta posta in senso di marcia, in posizione verticale. Anche il motore naturalmente subì una logica quanto notevole evoluzione; l'aumento dell'alesaggio di 0,5 mm portò la cilindrata a 2006 cc e la potenza raggiunse i 175 CV, grazie anche a una migliore messa a punto generale.. Fu così che il 20 aprile 1930, la domenica immediatamente successiva al trionfo delle Alfa Romeo 6C 1750 GS alla IV Mille Miglia (che occuparono i primi 4 posti), anche le rivisitate P2 si ritagliarono il loro coriandolo di gloria imponendosi con Achille Varzi, per la seconda volta consecutiva, al Circuito di Alessandria. Per Varzi quello fu solo un assaggio. Il suo capolavoro si sarebbe materializzato, di lì a poco, alla XXI Targa Florio che il campione corse il 4 maggio 1930, imponendosi a sorpresa su tutti gli avversari. Nelle aspettative dell'Alfa Romeo (che ormai non vinceva più la prestigiosa corsa siciliana dal 1923) la Targa doveva raggiungere due obiettivi: confermare il magnifico risultato ottenuto alla Mille Miglia e riscattare le molte sconfitte subite dalla Bugatti, incontrastata dominatrice delle ultime cinque edizioni. Era una questione di prestigio nazionale, una specie di riabilitazione che poteva esprimersi solo con un schiacciante vittoria delle rosse italiane sulle detestate azzurre francesi. Non era impresa facile. La Bugatti non aveva alcuna intenzione di scendere da quel trono dorato e, a scanso di brutte sorprese, aveva mandato i suoi piloti a provare il percorso già un mese prima. La squadra del Portello scese ugualmente in forze, ma solo dieci giorni prima della gara. Alla partenza di Termini Imerese schierò tre 6C 1750 Grand Sport affidate a Tazio Nuvolari, Aymo Maggi e Guidi D'Ippolito, ma anche due P2 modificate. Alla loro guida, Achille Varzi e Giuseppe Campari. Campari però era dubbioso. Poco prima della partenza non se la sentì di guidare una ex Grand PRIX che, per nulla maneggevole, si sarebbe trovata in difficoltà su un percorso mosso come quello della Targa Florio. Inoltre, a differenza delle 6C 1750 Grand Sport, l'abitacolo delle P2 era invaso dal calore emanato dal motore e, con il caldo che la giornata primaverile siciliana preannunciava, portare a termine la corsa sarebbe stata una pena insopportabile. Jano fu comprensivo ed offrì al pilota milanese la quarta 6C 1750 Grand Sport portata di riserva. Nei confronti di Varzi, consapevole dell'impiego che questi assumeva, si premunì tenendo Pietro Ghersi ai box per sostituirlo qualora il pilota di Galliate si fosse arreso. In corsa però le cose andarono in modo del tutto imprevedibile. Fin dalle prime battute apparve impressionante la straordinaria facilità con la quale Varzi, partito dodicesimo (le partenze avvenivano a 30 secondi l'una dall'altra), riusciva a dominare la grossa e potente vettura, ottenendo prestazioni eccezionali. Già al primo giro Varzi era stato il più veloce superando tre concorrenti. La sua rimonta apparve a tutti straordinaria. Passato al comando Varzi si mise dietro Nuvolari e Campari. I tre filavano che era un piacere. La prima Bugatti era solo quarta. Alla fine del secondo giro, tra l'entusiasmo generale, Varzi superò il traguardo sempre in testa ma si dovette fermare per il rifornimento ed il cambio delle ruote, perdendo così un minuto e diciotto secondi. Chiron fu lesto ad approfittarne. Nuvolari e Campari scesero rispettivamente al terzo e al quarto posto. Al terzo giro Varzi era sempre al comando ma aveva oramai Chiron alle spalle, oramai a meno di due minuti. Campari e Nuvolari si erano nel frattempo scambiate le posizioni ma non erano in lotta per il primato. Al quarto passaggio il vantaggio di Varzi si assottigliò ulteriormente. Tra lui e Chiron c'erano oramai solo 23 secondi. Per giunta la P2 dovette fermarsi nuovamente per il rifornimento. In quegli istanti concitati, Vittorio Jano spronò Varzi, ma intanto Chiron aveva preso il comando e aveva un vantaggio di circa due minuti. "Vedrà che glieli mangio!", gli rispose il pilota. La lotta era ormai ristretta ai due. Nuvolari manteneva la terza posizione, ma non poteva puntare più alla vittoria; Campari era quinto. Le speranze dell'Alfa erano oramai affidate solo all'abilità di Varzi e alla "vecchia" P2. Il pilota di Galliate mantenne la promessa fatta ai box. Curva dopo curva rimontò tutto lo svantaggio. A Polizzi, dopo 52 chilometri, Varzi aveva già ripreso e superato Chiron distanziandolo subito di ben trenta secondi. Improvvisamente però, la ruota di scorta, per colpa dei forti sobbalzi, aprì una falla nel serbatoio e la vettura di Varzi rimase senza benzina. Per qualche attimo il sogno sembrò sfumare. Ma il meccanico Tabacchi, detto Giannella, aveva portato con se una piccola tanica di carburante e un imbuto con cui iniziò in corsa a compensare la benzina che l'auto andava perdendo. Mancavano oramai pochi chilometri; Varzi pensò che ce la poteva ancora fare e tornò a spingere. Ad una curva però Giannella perse l'equilibrio e l'imbuto gli sfuggì di mano. Varzi tolse il piede dall'acceleratore, il motore ebbe un ritorno di fiamma. Un attimo dopo la P2 prendeva fuoco nella parte posteriore, ma Varzi non si fermò, portandosi dietro una scia di fiamme. Giannella, in continuo precario equilibrio, cercò disperatamente di soffocare l'incendio coi cuscini del sedile. Al passaggio da Collesano, la P2 era quasi una palla di fuoco. Ma Varzi non mollava. Improvvisamente l'incendio si arrestò. Mancavano ormai solo poche curve. Infine ecco il traguardo. La vittoria era dell'Alfa! Louis Chiron e la Bugatti si dovettero accontentare del secondo posto; Carlo Alberto Conelli giunse terzo con l'altra Bugatti rimasta in gara; Giuseppe Campari fu quarto; Tazio Nuvolari quinto. Il pubblico siciliano che aveva assistito a quella incredibile impresa esplose per l'entusiasmo. L'Alfa aveva vinto; l'Italia aveva vinto; Varzi era entrato di colpo nella leggenda. Ma anche la vecchia P2 aveva avuto la sua grande rivincita! Quella sua seconda giovinezza fu però molto breve. Tazio Nuvolari portò l'auto alla vittoria anche nella Trieste - Opicina disputata il 15 giugno 1930. Poi, alla Coppa Ciano, sul circuito di Livorno, diede vita a un duello memorabile con Varzi, pilota ufficiale Alfa Romeo, mentre lui era stato iscritto dalla Scuderia Ferrari. I due battagliarono a lungo, ma nessuno prevalse perché dovettero entrambi ritirarsi. La P2 ebbe il suo canto del cigno poco dopo, a Brno, vincendo per l'ultima volta, ancora con Nuvolari. Un addio struggente che tuttavia annunciava un'altra grande vettura, la 8C, che presto avrebbe raccolto il testimone che così gloriosamente la "vecchia" P2 aveva portato fino a quel momento con tanto onore. |