targa florio
7^ TARGA FLORIO - 1^ GIRO DI SICILIA

25/26 maggio 1912

1
SCAT 25/35 (#24) - CYRIL SNIPE / PEDRINI

KM. 979,000

GIRO DI SICILIA in 24h. 37' 19" 41,444 kmh. - part. 26 class. 15

2
LANCIA (#18) - AGOSTINO GARETTO / GUGLIELMETTI (GUGLIELMINETTI ?)
3
FIAT (#14) - GIUSEPPE GIORDANO / ASCONE
4
DEUTZ (#5) - JULES DE MORAES / OSTENGO
5
FIAT (#10) - LUIGI LOPEZ / TIRRENO
6
FORD (#11) - ANTONIO FRACASSI / GUGLIUZZO (GAGLIUZZO ?)
7
LANCIA (#7) - NORMAN OLSEN / TRAVAGLIA
8
FIAT (#22) - COSTANTINO TROMBETTA / GIUSEPPE TROMBETTA
9
ISOTTA FRASCHINI (#12) - PAOLO ARNONE / RIZZO
10
BECCARIA FLORIO (#8) - GIUSEPPE CRAVERO / BELLINI
11
SIGMA KNIGHT (#4) - L. DE PROSPERIS / PIO MARAVIGNA
12
NAZZARO (#21) - ENRICO LOSA / CATALANO
13
OVERLAND (#17) - LOMBARDO / LOMBARDO
14
ISOTTA FRASCHINI (#1) - RAIMONDO CONTI / RAINERI (RANIERI ?)
15
PRIMAVESI (#15) - SERGIO PRIMAVESI / INDENNII
rit
ALFA (#25) - GIUSEPPE BALDONI / MASI (NASI ?)
rit
FIAT (#26) - LO FASO / HUILLIER
rit
METZ (#20) - CARRECA (CARRERA?) / CARRECA (CARRERA ?)
rit
SCAT (#2) - ERNESTO CEIRANO / RICCIARDI                  
rit
SCAT (#13) - CLAUDIO SANDONNINO / LIVIZZANO
rit
MERCEDES (#19) - GUIDO AIROLDI / VINCENZO FLORIO
rit
ISOTTA FRASCHINI (#9) - DE MATTEO / CHIESA
rit
ITALA (#6) - GUSTAVO VANNUCCI / SABATINI
rit
FIAT (#3) - ZAVAGNO / INSALACO
rit
FLORENTIA (#23) - SORDI / OTTOLINI
rit
DE DION BOUTON (#16) - A. BERRA / ZIANO

La Targa del 1912 cambia percorso. Il momento infatti non era favorevole alla partecipazione ufficiale delle case ed il grande circuito delle Madonie non pareva più dare il mordente di un tempo ai gentlemen, Florio intuì che bisognava dar loro una nuova formula. La gara si disputò sul giro di Sicilia su circuito aperto. La storia agonistica della gara potrebbe cominciare come un capitolo dei Promessi Sposi : si racconta che il principe di Condé abbia dormito profondamente prima della battaglia di Rocroy; ebbene l'inglese Snipe, che correva su una Seat in coppia con l'italiano PEDRINI, avendo appreso di avere un'ora di vantaggio sul secondo oltre agli 80 minuti dello svantaggio con cui era partito, non volle sentir ragioni e corse al più vicino albergo per dormire. Si trovava a Trapani, ultimo controllo prima dell'arrivo a Palermo nell'atrio del Palazzo VILLAROSA. Il compagno PEDRINI era costernato : dopo un'ora di sonno, visto che non tutto effettivamente era perduto, riuscì a buttar giù dal letto il flemmatico inglese che montò nuovamente in macchina e giunse a Palermo ancora in tempo per conservare mezz'ora di scarto sui secondi classificati Garetto - Guglielminetti su Lancia.

Nuovo percorso per la Targa un intero giro di Sicilia in unica tappa da Palermo verso Messina, Catania, Agrigento, Trapani e nuovamente Palermo. A Catania, arriva primo un ciclista. E' Ceirano, che rimasto in "panne"per la rottura del differenziale s'è fatto prestare una bicicletta. A Trapani, Snipe, apprende d'essere in testa, con ottanta minuti di vantaggio sugli inseguitori. Dice: «Venti minuti possono bastare». E va a riposarsi
un'oretta in albergo., prima di riprendere la sua corsa vittoriosa

 CYRIL SNIPE e  PEDRINI in partenza.

L'inglese SNIPE su SCAT complimentato da VINCENZO FLORIO all'arrivo.

 .

  I 26 partenti del 1° Giro di Sicilia allineati nel cortile del palazzo del duca di VILLAROSA di Palermo, oggi non più esistente al suo posto c'è piazzale Ungheria.

La FIAT di LOPEZ alla partenza

e ...

... in azione sul percorso.

L' ALFA di GIUSEPPE BALDONI.
 

Vincenzo Florio su Mercedes, preleva alcuni amici all' Hotel de France in piazza Marina e si prepara alla partenza, un incidente a Milli dopo Messina con il ferimento del "passeggero" Nino Sofia, giornalista del quotidiano L'ORA di Palermo, ne provocherà il ritiro.

SIGMA KNIGHT

L. DE PROSPERIS / PIO MARAVIGNA

LANCIA

NORMAN OLSEN / TRAVAGLIA

MERCEDES

GUIDO AIROLDI / VINCENZO FLORIO

SCAT

CLAUDIO SANDONNINO / LIVIZZANO

 

MINIALBUM

1906

LA NUOVA IDEA DEL CAVALIERE
Nasce il Giro di Sicilia
Era un tardo pomeriggio di fine ottobre del l9l l. Su Palermo gravava una uggiosa foschia che sembrava già anticipare l’arrivo del tramonto. I marciapiedi del filante Viale della Libertà erano coperti dalle foglie cadute dai maestosi alberi secolari. Un vento discreto le spingeva via, di tanto in tanto, facendole delicatamente decollare e poi atterrare come in un moderato minuetto. C’era davvero qualcosa di malinconico in quel cupo panorama palermitano di mezzo autunno. Lo stesso non sembrava essere,
invece, nelle splendide sale a pianterreno del sontuoso palazzo stile liberty della famiglia Florio che si affacciava sul lungo viale con i suoi artistici balconi perennemente infiorati. Là dentro c’era una vivace animazione che sembrava preludere ad un fausto evento. Piccoli gruppi di persone, talune sedute su morbidi divani, altre ritte in piedi, discutevano calorosamente fra loro. Sui volti di parecchie di esse traspariva l’ansietà di una spasmodica attesa per l`annuncio che doveva fare da li a poco Vincenzo
Florio, il Cavaliere, inseparabile compagno e promotore di battaglie sportive, sull’immediato futuro della sua Targa Florio.
Di nuovo, invece, c’era purtroppo il problema della prosecuzione della Targa Florio, che si era fatto angoscioso dopo le fallimentari edizioni del 1909, l9l0, 1911. Deprimente fu l’edizione del maggio l9l l, seppure avvincente e combattuta: soltanto quattordici partenti presero il via, dei quali tredici italiani. A quel punto Florio si rese conto che occorrevano nuove soluzioni per la sua corsa. Non che fosse il circuito delle Madonie da scartare; tutt’altro: esso era validissimo per un rigoroso collaudo di automobili nuove di fabbrica. Ma gli è che in quel periodo di locomozione a motore emergente, era sentita la necessità di strutturare grandi strade di collegamento fra città e città. Più che mai in Sicilia, dove le strade di quel genere erano delle anfrattuose carrozzabili (vere trazzere in certi casi) abilitate per la trazione animale. Per richiamare l’attenzione delle autorità responsabili sull’occorrenza a provvedere all’adeguamento delle strade per il transito delle automobili ci voleva una iniziativa assai eclatante. E quale se non una corsa lo sarebbe stata in quelle condizioni ? Tanto più che i costruttori d’automobile, in quel periodo di crisi per lo sport, non avrebbero disdegnato di misurarsi in una prova del genere.
Questa fu una delle soluzioni a cui pensò il Cavaliere, tormentato dai molti timori per il futuro della sua Targa. E ciò gli venne in mente occasionalmente mentre un giorno dell’estate 191 l, con la sua Mercedes, stava percorrendo la carrozzabile che da Cefalù portava a Termini Imerese. A bordo dell’automobile tedesca, al suo fianco, c’era il fraterno amico conte Guido Airoldi, uno dei primi accesi "carbonari della targa", sportman per eccellenza, guidatore audace e spericolato. 
«Guido — egli disse all’amico, mentre la Mercedes sbuffando avanzava a fatica sulla strada sassosa — mi sta venendo in mente che, almeno in attesa di tempi migliori, la trovata più ideale per la targa sia quella di portarla in giro per la Sicilia su queste strade...».
<<In giro per la Sicilia ? Come sarebbe a dire. . .>>, chiese stupito l’amico.
«Le vedi queste brutte strade da carretto? — Disse il Cavaliere mentre la Mercedes andava saltellando su puntute pietruzze -. Se fossero adatte a questa macchina scoppierebbero meno gomme e noi arriveremmo prima a destinazione. Non ti pare ?»
<<Si, certo!...» ammise Airoldi.
«Ecco, se noi organizzassimo una corsa per tutta la litoranea che gira intorno alla Sicilia, i signori dei ponti e delle strade, che stanno a Roma, si renderebbero conto che le automobili hanno bisogno di nuove vie per i lunghi viaggi, altrimenti è inutile costruirle» disse Florio accalorandosi.
<<Si, è vero!... Ma sei sicuro che consentirebbero di farcela fare una corsa del genere? - chiese l’amico piuttosto perplesso>>
<<Se sapremo fare opera di persuasione, ci riusciremo! ...>> disse Florio con convinzione .mentre faceva la barba ad uno sghembo paracarro.
Rientrato a Palermo, qualche tempo dopo quella chiacchierata con l’amico Guido Airoldi, il cavaliere parlò del suo progetto con un amico ingegnere che ben s’intendeva
di ponti e di strade. << La tua idea, di certo è buona ... Però la corsa sarà terribile e micidiale a mio avviso, e non so se quei signori si renderanno conto della sua utilità. . .».
«Se ne renderanno conto, vedrai!... Saranno proprio i costruttori di automobili a farglielo capire...».
Nel mese di settembre di quello stesso anno l’amico ingegnere, sulle indicazioni di Florio, tracciava sulla carta un percorso stradale di Km 965. Esso iniziava da Palermo e attraversava le località di Termini Imerese, Cefalù, Patti, Messina, Giardini, Acireale, Catania, Lentini, Siracusa, Avola, Noto, Spaccaforno, Comiso, Vittoria, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Mazara, Marsala, Trapani, con traguardo d’arrivo sul Viale del Foro Italico di Palermo, prospiciente il mare.
Realizzato il tracciato si trattava ora di farlo approvare dalle autorità competenti e perfezionare i dettagli organizzativi della futura competizione. Prima di ciò, il cavaliere voleva esporre il suo progetto ai suoi fidatissimi amici e collaboratori. Per questo motivo li aveva fatti convocare nella sede consueta del Comitato Panormitan per quel tardo pomeriggio di mezzo autunno.
Presenti, fra gli altri, a quella storica riunione, erano i veterani del 1906, Guido Airoldi, Lucio Tasca Bordonaro, il principe di Petrulla, il barone Michele Ciuppa, il marchese Scaletta, il cavaliere Don Rodrigo Licata di Baucina, il marchese De Seta, il barone Cammarata, il principe Michele Vannucci, il cavalier Buonocore, il cavalier Fecarotta, il marchese Jacona della Motta, nonché alcuni nuovi «affiliati» alla «carboneria della Targa».
Quando Florio cominciò a parlare tutti si zittirono per ascoltarlo. `
<<Cari amici! - cominciò egli con tono quasi solenne —. Voi ormai conoscete le mie intenzioni sul futuro della Targa, almeno per ora. Ebbene, io ho proprio deciso di farla correre intorno alla nostra Isola. Ed è la soluzione migliore anche per far capire alle nostre flemmatiche autorità quanto ci sia bisogno di strade per automobili da viaggio. Farò capire loro che la gara ha carattere turistico. Essa sarà lunga Km. 965 e non potrà durare meno di ventiquattro ore., secondo quanto abbiamo calcolato sulla massima velocità delle più recenti automobili. La formula sarà libera e tutti possono partecipare. Ho qui la mappa del percorso che ognuno di voi potrà consultare. . .» E qui il Cavaliere si interruppe consegnando ai presenti la carta stradale disegnata dal suo amico ingegnere. Dopo essersela passata di mano ed osservata, ognuno espresse il proprio parere. Alla fine tutti furono d’accordo, anche i più indecisi.
«Bene! — disse Florio tirando un sospiro di sollievo —. Come al solito dopo tanto discutere ci troviamo tutti uniti sull’argomento>>.
<<Sapevo di contare su di voi! Così questa sera nasce la nuova Targa che chiameremo Giro di Sicilia. Ed ora, se mi consentite, è giunto il momento di brindare all’avvenire della nostra nuova corsa ...».
E smise di parlare fra l’acclamazione generale. Poco dopo i camerieri in guanti bianchi portarono su vassoi d’argento bottiglie di champagne Chateau Lafitte del 1902 e bicchieri di cristallo di Boemia.
I <<carbonari>> brindarono inneggiando alle fortune del novello Giro di Sicilia e del suo coraggioso promotore. Fuori dal palazzo era già sera. La luce dei lampioni a gas illividiva i marciapiedi del Viale della Libertà. Ma il suo fioco lucore, anziché intristire, dovette apparire beneaugurante per i partecipanti a quella storica riunione quando essi lasciarono Palazzo Florio. Nasceva così una nuova realtà destinata a far leggenda, come del resto tutte le imprese del Cavaliere.
Da «II mitico Giro di Sicilia»
di Pino Fondi (G. Nada Editore)